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Michela Gerosa

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BERGAMO JAZZ 2024: Il festival giorno per giorno dal 21 al 24 marzo

Bergamo Jazz 2024 entra nel vivo: da giovedì 21 a domenica 24 marzo la città sarà letteralmente invasa dai mille suoni del jazz, grazie a un ricco programma di concerti ospitati nei teatri e in altri luoghi. Alla sua 45a edizione, organizzato da Fondazione Teatro Donizetti con Comune di Bergamo e altri partner istituzionali e privati, Bergamo Jazz si avvale quest’anno della Direzione Artistica di uno dei nomi più prestigiosi della scena musicale: Joe Lovano. Sotto la guida del sassofonista statunitense, uno dei più longevi festival jazz d’Europa si mantiene fedele alla sua naturale visione internazionale, configurandosi ancora una volta come finestra aperta su una musica che, senza trascurare il proprio passato, continua a mostrare segni di vitalità nel suo essere mutevole e ideale punto di incontro tra musiche e culture diverse. In The Moment of Now, il titolo scelto dallo stesso Joe Lovano, è già di per sé una dichiarazione di intenti: è la rappresentazione dell’oggi con le sue radici profonde e le sue possibilità creative proiettate verso il futuro. Questi gli appuntamenti giorno per giorno di Bergamo Jazz 2024. Giovedì 21 marzo Il via ufficiale al Festival verrà dato in Città Alta, al Teatro Sant’Andrea (ore 17), dove si potrà assistere alla solo performance di un veterano degli 88 tasti, Dave Burrell, protagonista della stagione della new thing degli anni Sessanta, accanto a Archie Shepp e altri, e poi artefice di una personale sintesi tra diversi stilemi pianistici di matrice afroamericana. Di seguito, al Circolino, con doppio set alle ore 18 e alle ore 19.15, primo appuntamento di “Scintille di Jazz”, la rassegna curata da Tino Tracanna e dedicata ai giovani talenti: di scena il raffinato duo voce – pianoforte di Simona Parrinello e Gianluca Di Ienno. Alle 20.30 si alzerà quindi il sipario al Teatro Sociale: in scaletta prima il trio del pianista di origine panamense Danilo Pérez, del bassista John Patitucci e del batterista Adam Cruz, tutti fuoriclasse nei rispettivi strumenti capaci di interagire tra loro ad armi pari, e poi il quartetto di Fabrizio Bosso, uno dei jazzisti italiani più amati dal grande pubblico. Il trombettista torinese avrà al suo fianco i consueti partner – il pianista Julian Oliver Mazzariello, il contrabbassista Jacopo Ferrazza e il batterista Nicola Angelucci – che insieme all’autorevole leader costituiscono una macchina musicale ben oliata in tutti gli ingranaggi. Venerdì 22 marzo Bergamo Jazz entra nella sua “casa” principale con la prima delle tre serate in abbonamento al Teatro Donizetti che sarà aperta (ore 20.30) da uno dei massimi esponenti della chitarra jazz da diversi decenni a questa parte: John Scofield. Il musicista nativo dell’Ohio presenterà il suo progetto “Yankee Go Home”, un viaggio alla riscoperta del rock e del folk a stelle e strisce, ovviamente filtrate dalla sensibilità jazzistica del leader, nonché dei suoi partner, il pianista Jon Cowherd, il contrabbassista Vicente Archer e il batterista Josh Dion. Nella seconda parte si ascolterà il quartetto del sassofonista di origine portoricana Miguel Zenón, uno dei più brillanti alfieri odierni del

BERGAMO JAZZ 2024: Il festival giorno per giorno dal 21 al 24 marzo2024-03-15T17:30:12+01:00

Neri Marcorè conquista il Teatro Donizetti con “La Buona Novella”

8.550 spettatori: record di presenze 8.550 presenze: un record. Neri Marcorè ha letteralmente conquistato il Teatro Donizetti con il suo concerto-spettacolo dedicato a uno dei capolavori di Fabrizio De Andrè, La Buona Novella, andato in scena da martedì 5 a lunedì 10 con doppia rappresentazione sabato scorso. Otto repliche, lo stesso numero di Iliade. Il gioco dei déi di Alessio Boni, che lo scorso dicembre aveva totalizzato 8.333 spettatori, numero già considerevole che La Buona Novella ha appunto abbondantemente oltrepassato. L’attore marchigiano era attorniato sul palcoscenico del principale teatro cittadino, dove è tornato dopo sette anni, da cinque cantanti-musiciste – Rossana Naddeo, Giua, Barbara Casini, Anais Drago, Alessandra Abbondanza – e dal pianista Francesco Negri: grandi applausi a fine spettacolo per tutto il cast, che ha ringraziato il pubblico ballando sulle note de “Il Pescatore”. «Ondeggia ancora sul palcoscenico la rete di specchi che l’artista Marcello Chiarenza ha realizzato per La Buona Novella per illuminare il cielo del deserto, che già ci stupiamo delle otto repliche così gonfie di emozioni. Credo che la forza di questo spettacolo stia proprio nella pluralità di linguaggi che si fondono in un’armonia di visione. Protagonista assoluto è Fabrizio De André con uno dei suoi album non solo più famosi, ma anche da lui più amati. È stato una gioia vedere come il pubblico ogni sera abbia potuto compiere un viaggio nella vita di Gesù, ma anche nel proprio sentire. Credo che la peculiarità del risultato raggiunto in termini di presenze di pubblico ci restituisca il fatto che questo è un lavoro che piace davvero trasversalmente a tutti, come se parlasse un linguaggio universale», racconta Maria Grazia Panigada. La Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, traccia anche un primo bilancio della stagione in corso: «In un andamento di stagione di Prosa eccezionale, in cui il teatro è sempre pieno, è confortante vedere sempre tanti giovani in sala, molti dei quali sono coinvolti nei nostri progetti formativi rivolti proprio ad approfondire le tematiche degli spettacoli. Buone novelle è il titolo che abbiamo dato con Ivo Lizzola, Silvia Brena e Marco Pacati al progetto di approfondimento con le scuole superiori su quest’ultimo spettacolo, per aiutare, partendo dai testi del cantautore genovese, i ragazzi e le ragazze a guardare oltre le apparenze, per voler credere che c’è una promessa, una buona novella da raccontare nei giorni. Che può costare, ma certo ne vale la pena». La Stagione di Prosa proseguirà con Franco Branciaroli e Il Mercante di Venezia, dal 9 al 14 aprile, per concludersi con Massimo Popolizio e L’albergo dei poveri, dal 17 al 23 aprile.

Neri Marcorè conquista il Teatro Donizetti con “La Buona Novella”2024-03-12T16:18:21+01:00

139 DOMANDE PER PARTECIPARE ALLA QUARTA EDIZIONE DELLA BOTTEGA DONIZETTI DESTINATA A GIOVANI CANTANTI

Da 28 paesi più l’Italia per il corso di perfezionamento 2024 a cura di Giulio Zappa con Roberto de Candia, Francesco Micheli e Riccardo Frizza tra i docenti. Grazie al Rotary Club Terra di San Marco i sei selezionati riceveranno una borsa di studio e saranno scritturati nelle produzioni del prossimo festival Donizetti Opera. Audizioni in presenza: Bergamo, lunedì 15 e martedì 16 aprile 2024 Sono 139 le domande pervenute in seguito al bando per le selezioni e ammissioni alla “Bottega Donizetti”, laboratorio di perfezionamento per giovani cantanti affidato anche per il 2024 a Giulio Zappa (vocal coach e segretario artistico del festival Donizetti Opera) la cui quarta edizione si terrà a Bergamo dal 20 maggio al 2 giugno e poi durante il periodo di produzione, fra ottobre e dicembre, del Donizetti Opera 2024 durante il quale gli allievi saranno impegnati in tre produzioni: Zoraida di Granata, Don Pasquale e Roberto Devereux, naturalmente del compositore orobico. Oltre che dall’Italia sono arrivate domande da candidati di 28 nazionalità diverse, tra cui Cina, Spagna, Corea del Sud, Giappone, Grecia, Russia, Ucraina, ma anche Azerbaijan, Messico, Svezia e Turchia. L’età media dei canditati è 27 anni. Adesso si procederà alla preselezione dei materiali inviati, necessaria per le convocazioni alle audizioni in presenza, a Bergamo, lunedì 15 e martedì 16 aprile 2024. Dalle audizioni saranno selezionati 6 corsisti, così suddivisi: 2 soprani, 1 tenore, 1 baritono, 2 bassi o bassi-baritoni, che interpreteranno i seguenti personaggi: Ines (soprano), Almanzor (tenore) e Alì (basso o basso-baritono) in Zoraida di Granata; Norina (soprano) e Malatesta (baritono) in Don Pasquale; Gualtiero (basso, baritono o basso-baritono) in Roberto Devereux. Il personaggio di Norina, protagonista del Don Pasquale, è il più richiesto, seguito da quello di Malatesta sempre per la stessa opera, poi Ines e Almanzor di Zoraida di Granata. Gli allievi selezionati riceveranno una borsa di studio di 2.000 euro ciascuno per sostenere le spese di viaggio, vitto e alloggio; per il periodo di produzione del festival Donizetti Opera 2023 riceveranno un cachet lordo di 4.500 euro. L’attività della Bottega Donizetti è possibile grazie anche al sostegno del Rotary Club Bergamo Terra di San Marco che negli anni ha promosso varie iniziative di raccolta fondi per questa causa, ultima delle quali una edizione speciale della Turta del Dunizèt, dolce-ricordo del festival in una speciale confezione celebrativa realizzata da Balzer. La Bottega Donizetti è un tassello fondamentale della Donizetti Revolution – messa in atto da Francesco Micheli (direttore artistico del festival dal 2015) – ovvero la formazione di giovani interpreti del repertorio donizettiano: un progetto che ha mostrato ottimi risultati anche durante negli ultimi festival in cui gli allievi sono stati impegnati in titoli come C’erano una volta due bergamaschi, L’aio nell’imbarazzo, Il diluvio universale, Il piccolo compositore di musica. Frequentando la “Bottega Donizetti”, gli allievi selezionati potranno approfondire le tematiche vocali e drammaturgiche connesse alla produzione operistica donizettiana. Ai giovani cantanti sarà offerta l’opportunità di consolidare e perfezionare – sotto la guida di Zappa e di altri artisti ed esperti di livello internazionale – i diversi aspetti legati al repertorio belcantistico, con particolare riferimento alla lezione di Donizetti che

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“La duchessa del Bal Tabarin” domenica 17 marzo chiude la Stagione di Operette al Teatro Donizetti

Domenica 17 marzo (ore 15.30; biglietti da 15 a 38 Euro, ridotti da 12 a 30 Euro), a conclusione   della Stagione di Operetta della Fondazione Teatro Donizetti, la Compagnia di Operette Elena D’Angelo presenta La duchessa del Bal Tabarin, titolo forse meno famoso di altri ma sicuramente godibile e da riscoprire. Personaggi e interpreti: Elena D'Angelo (Frou Frou), Matteo Mazzoli (Sofia Webern), Alessandro Fantoni (Ottavio),  Merita Dileo (Edi), Gianni Versino (Duca di Pontarcy), Stefano Menegale (Gaston), Maresa Pagura (Sig.na Morel), Carlo Randazzo (Grandbec), Paola Scapolan (Grigri). Regia di Elena D’Angelo. Coreografie di Martina Ronca. Direzione di Marcella Tessarin. Allestimento e costumi Grandi Spettacoli. Durata: 135 minuti compreso intervallo. Scritta da Leon Bard, pseudonimo usato nell’occasione da uno dei più noti autori di operette, Carlo Lombardo, su testi di Arturo Franci e Carlo Vizzotto, La duchessa del Bal Tabarin è un’operetta in tre atti che narra le vicende di Frou Frou, chanteuse del Bal Tabarin di Parigi, di cui s’innamora il duca di Pontarcy, che la sposa facendole promettere fedeltà per almeno sei mesi. Frou Frou accetta, ma presto s’annoia e rimpiange la vita di prima, allegra e frivola. Così organizza il suo rientro al Tabarin con il suo prossimo amante pro­prio la stessa notte che conclude il periodo di fedeltà obbligatoria, decisa a tradire il ma­rito. Anche il duca si reca al Tabarin con una sua giovane fiamma e tra equivoci comici e situazioni paradossali si arriverà all’epilogo. È il 1914. Siamo in piena guerra mondiale, Carlo Lombardo, forse a corto di nuovi soggetti, pensò di rivisitare un’operetta di un compo­sitore poco conosciuto, un certo Bruno Gra­nichstaedten, dal titolo Majestat Mimì, che divenne, dopo una sapiente elaborazione dello spartito e la stesura di un copione mol­to divertente, La Duchessa del Bal Tabarin, operetta che diede grandi soddisfazioni al suo autore, soprattutto economiche. Si tratta di un’operetta molto particolare perché è la prima in cui compare la soubrette all’italiana con l’aria di entrata di Frou Frou, motivo che divenne po­polarissimo così come il duetto comico “Ah, come si sta ben”. Non ci fu compagnia di operette in Italia che non annoverasse nel suo repertorio questo titolo: tutte le soubret­te volevano essere il personaggio di Frou- Frou e famosa è rimasta l’interpretazione della seducente Gea della Garisenda. La regia di Elena D’Angelo rispetta il più possibile la filologia dello spettacolo, ricreando l’at­mosfera e il gusto dei primi del Novecento, con una particolare attenzione alle voci liri­che che hanno a che fare con uno spartito impegnativo a livello vocale, se pur nella cantabilità e orecchiabilità dei valzer di gu­sto viennese.

“La duchessa del Bal Tabarin” domenica 17 marzo chiude la Stagione di Operette al Teatro Donizetti2024-03-05T18:24:19+01:00

“Dei figli” di Marco Perrotta in scena giovedì 14 marzo al Teatro Sociale

La Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue giovedì 14 marzo al Teatro Sociale (ore 20.30) con Dei figli, spettacolo di Mario Perrotta che indaga sul rapporto tra genitori e figli nell’epoca del digitale. In scena, l’attore e regista sarà affiancato da Luigi Bignone, Dalila Cozzolino e Matteo Ippolito, mentre in video compariranno altri cinque attori: Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli e Maria Grazia Solano, e in audio si ascolteranno le voci di Saverio La Ruina, Marica Nicolai, Paola Roscioli e Maria Grazia Solano. Consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati. Costumi di Sabrina Beretta. Luci e scene di Mario Perrotta. Realizzazione video di Diane, Luca Telleschi, Ilaria Scarpa. Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr, in collaborazione con Comune di Grosseto, Teatro Cristallo, Olinda residenza artistica, La Baracca - Medicinateatro, Duel. Durata 85 minuti senza intervallo. Biglietti: intero: 19 Euro, ridotto 15 Euro. Premio Ubu 2022 per il Miglior nuovo testo/scrittura drammaturgica, con Dalila Cozzolino selezionata tra i finalisti come Miglior Attrice Under 35, Dei figli conclude la trilogia In nome del padre, della madre, dei figli, «provando a ragionare su quella strana generazione allargata di “giova­ni” tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortu­na, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti», osserva Mario Perrotta. «Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario - un giorno o anche una vita - pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quan­to stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al mo­mento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero traspa­renti. La casa è fluida, come le vite che vi abi­tano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le fa­miglie di origine degli abitanti: genitori, sorelle, cugini». Aggiunge Massimo Recalcati «Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Se prima la giovinezza era legata alla pubertà e si concludeva con la fine dell’adolescenza, oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della “tempesta” psi­cosessuale della pubertà bensì una condizio­ne di vita perpetua che tende a cronicizzarsi. Quando questo accade in primo piano è la dif­ficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splen­dore e l’audacia straordinaria della giovinezza».

“Dei figli” di Marco Perrotta in scena giovedì 14 marzo al Teatro Sociale2024-03-05T18:20:41+01:00

“La Buona Novella” con Neri Marcorè sarà in scena da martedì 5 a lunedì 11 marzo al Teatro Donizetti

Neri Marcorè, uno dei più noti protagonisti del piccolo e grande schermo, oltreché delle ribalte teatrali, torna al Teatro Donizetti dopo sette anni: da martedì 5 a lunedì 11 marzo, l’attore marchigiano porterà sul palcoscenico del principale teatro cittadino La Buona Novella, concerto-spettacolo, inserito nella Stagione di Prosa della Stagione di Prosa 2023/2024 della Fondazione Teatro Donizetti, interamente imperniato sullo storico album di Fabrizio De André, uno dei capolavori della canzone d’autore italiana, disco ricco di contenuti tuttora attualissimi. In scena Neri Marcorè sarà affiancato da un nutrito gruppo di musicisti: Rossana Naddeo (voce e chitarra), Giua (voce e chitarra), Barbara Casini (voce, chitarra e percussioni), Anais Drago (violino e voce), Francesco Negri (pianoforte), Alessandra Abbondanza (voce e fisarmonica). Drammaturgia e regia di Giorgio Gallione. Arrangiamenti e direzione musicale di Paolo Silvestri. Scene di Marcello Chiarenza. Costumi di Francesca Marsella. Luci di Aldo Mantovani. Produzione Teatro Stabile Di Bolzano, Teatro Carcano Milano, Fondazione Teatro Della Toscana, Marche Teatro. Durata spettacolo 80 minuiti senza intervallo. Orari spettacoli: da martedì 5 marzo a lunedì 11 (replica straordinaria fuori abbonamento) ore 20.30. Sabato 9 doppia replica ore 17.00 e ore 20.30. Domenica 10 marzo ore 15.30. Il progetto teatrale su La Buona Novella è pensato come una sorta di Sacra Rappresentazione contemporanea che alterna e intreccia le canzoni di Fabrizio de André con i brani narrativi tratti dai Vangeli apocrifi cui lo stesso autore si è ispirato: dal protovangelo di Giacomo al Vangelo dell’Infanzia Armeno a frammenti dello Pseudo-Matteo. Prosa e musica sono montati in una partitura coerente al percorso tracciato dall’autore nel disco del 1970. I brani parlati, come in un racconto arcaico, sottolineano la forza evocativa e il valore delle canzoni originali, svelandone la fonte mitica e letteraria. Di taglio esplicitamente teatrale, costruita quasi nella forma di un’Opera da camera La Buona Novella è il primo concept-album di Fabrizio De André, con partitura e testo composti per dar voce a molti personaggi: Maria, Giuseppe, Tito il ladrone, il coro delle madri, un falegname, il popolo. Ed è proprio da questa base che prende le mosse la versione teatrale. «Compito di un artista credo sia quello di commentare gli avvenimenti del suo tempo usando però gli strumenti dell’arte: l’allegoria, la metafora, il paragone»: questa dichiarazione dello stesso De André è emblematica di come l’autore si sia posto, in tempi di piena rivolta studentesca, nei confronti di un tema così delicato e dibattuto dal punto di vista politico e spirituale. Nel presentare lo spettacolo Neri Marcorè commenta: «La Buona Novella è un’opera polifonica che mediante metafora e allegoria parla dell’arroganza del potere, il quale mal digerisce gli uomini troppo liberi di pensiero, intralcio per l’esercizio del potere stesso, sia esso famigliare, religioso o politico. La spiritualità, intrinseca nel momento in cui si parla di Gesù e della Madonna, è però qui contemplata nella sua dimensione terrena, laddove “il più grande rivoluzionario della Storia”, come lo definiva lo stesso De André, resta prima di tutto un uomo, con una fisicità che non lo rende

“La Buona Novella” con Neri Marcorè sarà in scena da martedì 5 a lunedì 11 marzo al Teatro Donizetti2024-02-27T19:53:03+01:00

“Perfetti Sconosciuti”: lo spettacolo di Paolo Genovese da martedì 27 febbraio al Teatro Donizetti

È Perfetti sconosciuti il quarto titolo della Stagione di Prosa 2023/2024 della Fondazione Teatro Donizetti: lo spettacolo, trasposizione scenica dell’omonimo film di Paolo Genovese, che reca la firma dello stesso regista al suo primo impegno teatrale, è in programma al Teatro Donizetti da martedì 27 febbraio a domenica 3 marzo, con replica straordinaria sabato 2 marzo alle ore 17 (spettacoli serali inizio ore 20.30, domenica 3 ore 15.30). Brillante commedia sull’amicizia, sull’amore e sul tradimento, lo spettacolo vedrà sul palcoscenico, nell’interpretazione di quattro coppie di amici che si confrontano sino a scoprire di essere “perfetti sconosciuti”, un gruppo di attori ben noti sia al pubblico televisivo che teatrale: Dino Abbrescia, Emmanuele Aita, Alice Bertini, Marco Bonini, Paolo Calabresi, Anna Ferzetti. Scene di Luigi Ferrigno. Costumi di Grazia Materia. Luci di Fabrizio Lucci. Produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana e Lotus Production. Durata 80 minuti senza intervallo. Paolo Genove­se, regista, sceneggiatore e scrittore, è uno degli autori più amati del cinema italiano: dalla Francia agli Stati Uniti, dalla Russia alla Cina, Perfetti sconosciuti è stato un grande successo al cinema e anche in teatro continua a svelare con intatta precisione la fragilità di rapporti e relazioni.  La storia è ambientata durante una “normale” cena, dove un gruppo di amici decide di fare un gioco della verità che consiste nel mettere i cellulari sul tavolo e condividere messaggi e telefonate. Questo, però, finirà per metterli l’uno a conoscenza dei segreti dell’altra, in un crescendo che trasformerà l’esperimento scherzoso dell’inizio in un insospettabile gioco al massacro. Eva e Rocco, sposati da anni, ma in crisi, sono i due che decidono di organizzare la cena a casa loro, invitando alcuni loro amici di vec­chia data: Cosimo e Bianca, novelli sposi, lui tassista e lei veterinaria, che desiderano fortemente avere un figlio; Lele e Carlotta, anche loro in forte crisi matrimoniale, spo­sati da dieci anni e con due figli; Peppe, un ex insegnante di educazione fisica divorzia­to e disoccupato, che aveva promesso di presentare agli amici la sua nuova compa­gna Lucilla, la quale tuttavia non ha potuto prendere parte alla cena a causa di una brutta febbre. Durante la stessa serata c’è un’eclissi lunare, il cui principio coincide con l’inizio della cena. A tavola, il gruppo si ritro­va a discutere di una coppia di amici comuni che si è recentemente separata dopo che la moglie ha scoperto sul cellulare del marito i messaggi che quest’ultimo si scambiava con l’amante. Ispirata da questa vicenda, Eva decide di proporre un “esperimento sociale”: mettere i propri cellulari sul tavolo e far sa­pere a tutti il contenuto di ogni messaggio o telefonata ricevuti nell’arco della serata. Nonostante un’iniziale riluttanza, alla fine tutti decidono di partecipare. Quello che do­veva essere un semplice gioco si trasforma ben presto in un paradossale tour de force di equivoci e segreti inconfessabili che ven­gono alla luce, scatenando il caos all'interno della casa. Fino a scoprire di essere “perfetti sconosciuti”. Oppure no? Campione di incassi al cinema,

“Perfetti Sconosciuti”: lo spettacolo di Paolo Genovese da martedì 27 febbraio al Teatro Donizetti2024-02-16T17:21:35+01:00

LEZIONI DI STORIA: La forza delle idee. Il 24 febbraio incontro con Costantino D’Orazio e “Andy Warhol e la cultura pop”

“Andy Warhol e la cultura pop”: è il titolo del quinto e ultimo appuntamento con le Lezioni di Storia, nuova iniziativa della Fondazione Teatro Donizetti, organizzata in collaborazione con Editori Laterza e con il sostegno di Cassa Lombarda, che sta facendo registrare un’ampia partecipazione di pubblico. Sabato 24 febbraio al Teatro Donizetti (ore 11), lo storico dell’arte Costantino D’Orazio, si soffermerà su una delle figure centrali dell’arte del Novecento, il cui pensiero ha influenzato in modo tangibile anche diversi altri mondi, dalla musica al cinema e alla moda. L’incontro verrà introdotto da Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo TV. Biglietti 10 Euro, con riduzione per le scuole. Andy Warhol ha letteralmente distrutto il principio cardine dell'arte, quello dell’irriproducibilità, attraverso la ripetizione in serie dello stesso soggetto. Svuotarne di ogni significato tradizionale la rappresentazione passando disinvoltamente dalle bottiglie di Coca-Cola ai barattoli di minestra in scatola, dagli incidenti stradali e alle sedie elettriche: quella di Andy Warhol è un'arte concepita come provocazione, un'arte "consumata" come un qualsiasi prodotto commerciale, all'insegna di un inedito concetto di icona e di nuova democrazia sociale.  Costantino D’Orazio è stato Curatore del MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma, dal 2014 al 2017, e dal gennaio di quest’anno ricopre la carica di direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. Collabora, inoltre, con l’Università LUISS e l’Università LINK Campus. Conduce la rubrica AR-Frammenti d’Arte su RaiNews24 e partecipa al programma Wikiradio su Radio 3. Oltre a numerosi cataloghi di mostre, ha pubblicato: Andare per ville e palazzi (2015) per il Mulino; Caravaggio segreto (2013), Leonardo segreto (2014), Raffaello segreto (2015),  Michelangelo. Io sono fuoco (2016), Leonardo svelato (2019) e Il mistero van Gogh (2019) per Sperling & Kupfer; Bacon e Freud. Il lato oscuro di Londra (2019) per Skira. Per Laterza è autore di L’arte in sei emozioni (2018) e di Vite di artiste eccellenti (2021).

LEZIONI DI STORIA: La forza delle idee. Il 24 febbraio incontro con Costantino D’Orazio e “Andy Warhol e la cultura pop”2024-02-13T15:51:14+01:00

“La milonga del fútbol” con Federico Buffa in scena al Teatro Donizetti venerdì 23 febbraio

Dopo Davide Enia con il suo Italia Brasile 3 a 2, è ancora il mondo del calcio ad essere protagonista della sezione Storia, Teatro e Società della Stagione di Prosa 2023/2024 della Fondazione Teatro Donizetti: venerdì 23 febbraio (ore 20.30) è infatti in programma al Teatro Donizetti La milonga del fútbol, spettacolo che vedrà in scena Federico Buffa, giornalista, cronista sportivo, e scrittore, noto volto televisivo che racconterà le storie potenti, intrise di romanticismo e italianità, di tre grandi mancini del calcio argentino, Renato Cesarini, Omar Sivori e Diego Armando Maradona.  Regia di Pierluigi Iorio. Musiche originali di Alessandro Nidi eseguite dal vivo da Alessandro Nidi (pianoforte) e da Mascia Foschi (voce). Disegno luci di Francesco Adinolfi. Produzione International Music and Arts. Durata: 90 minuti senza intervallo. Prezzi biglietti: posto unico 19 Euro, ridotto 15 Euro. «La Milonga del Fútbol è un racconto di cento anni di storia argentina, dal glorioso passato al più brillante futuro, intriso di romanticismo e passione, con radici profonde nella sto­ria moderna d’Italia; una summa di sport e musica, universalmente riconosciuti come grandi propagatori di emozioni», racconta il regista Pierluigi Iorio, «L’immagi­ne rarefatta del porto di Genova, dal quale partiva il piroscafo Mendoza e con il quale comincia lo spettacolo, ci immerge, ipso facto, nel turbinío di sentimenti contrastanti scatenato dal fenomeno dell’emigrazione italiana dei primi del Novecento. Con uno sguardo ai “conquistadores” dei secoli pre­cedenti e alle aspirazioni autoctone, via via, prendono vita sul palcoscenico eroi religio­si e divinità pagane; sacro e profano, nella terra in cui la rappresentazione teatrale è ancora oggi chiamata Función. Tra conti­nui rimandi e asimmetrie temporali, con le curve dinamiche delle vite dei protagonisti che, ineludibilmente, a un certo punto, si collegano, assistiamo alle gesta sportive di campioni senza età, incastonate nella mera­vigliosa diversità di quell’emporio mondiale chiamato Argentina, un melting pot di culture e tradizioni. Non poteva che essere il Tan­go, a volte il miglior stato d’animo per osser­vare l’arte, a tenere il ritmo, cadenzando il racconto come un respiro dell’anima». «Per questo progetto ambizioso abbiamo lavorato affinché la narrazione fosse dinamica, epica, improvvisa, gioiosa, drammatica, in una tri­dimensione relazionale e scenica, provando a non perdere mai il contatto con il tempo (cristallizzandolo, anzi, nell’esaltazione del­la memoria); amando visceralmente tutti i personaggi raccontati, dai protagonisti che vivono di pallone e sogni ai deuteragonisti che, con le loro azioni, determinano desti­ni politici e sociali; armonizzando la parola che, con la sua potenza evocativa, trasmette spunti vitali allo spettatore per alimentarne la fantasia. La Milonga del Fútbol diventa an­che uno strumento per analizzare fenomeni sociali, che parte da una ricerca qualitativa sui tre metodi di comunicazione scelti. Ascol­tiamo, dunque, il canto potente e, allo stesso tempo, suadente di Mascia Foschi; le note di velluto (che accarezzano e alimentano il rac­conto) di Alessandro Nidi, decisamente più che un pianista; le parole di Federico Buffa, interprete sopraffino della narrazione moder­na, che nel pizzicare le corde dell’anima e del cuore, ci racconta la vita che, con la sua maestria, diventa letteratura», conclude il

“La milonga del fútbol” con Federico Buffa in scena al Teatro Donizetti venerdì 23 febbraio2024-02-13T15:26:32+01:00

“Raccontami di domani” di César Brie con Vera Dalla Pasqua e Rossella Guidotti in scena giovedì 22 febbraio al Teatro Sociale

L’universo femminile spiato dalla serratura del bagno: è questo l’assunto attorno al quale ruota Raccontami di domani, quinto titolo della Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti, in programma giovedì 22 febbraio al Teatro Sociale (ore 20.30). Lo spettacolo, scritto e diretto dall’argentino Cèsar Brie, figura centrale del teatro contemporaneo di ricerca, vedrà in scena le attrici Vera dalla Pasqua e Rossella Guidotti. Musica di Paolo Brie. Luci di Stefano Colonna. Scene e costumi a cura della compagnia. Produzione Agidi. Durata: 60 minuti senza intervallo. Biglietti: intero: 19 Euro, ridotto 15 Euro. Raccontami di domani racconta l’amicizia di due donne: nel bagno conversano, si sistemano, si preparano. Scoprono i cambi dei loro corpi, si confessano, si lavano il corpo e l’anima. In questo bagno gli oggetti più umili diventano compagni di scena. Attraverso il percorso delle vite di due ami­che, Cèsar Brie crea una poesia scenica sull'essere donna ed il trascorrere del tempo. «La proposta è al passo con l'epoca attuale. L'universo femminile occupa il centro della scena. L'Io stabilisce un ponte con il Noi; ciò che è pub­blico in connessione con ciò che è privato: è anche un tratto distintivo del regista. Un viaggio nelle vite comuni che genera identifi­cazione ed emozioni intense. Niente è fuori dall'ordinario. O tutto lo è, perché, come as­sicura una delle due donne, la quotidianità è sacra. Accade qualcosa di speciale con gli oggetti negli spettacoli di Brie, che iniziò la sua vita artistica nella poesia e sembra non separarla mai dal teatro. Il testo di per sé è poetico. Possiede bellezza, musicalità e rit­mo. Si crea una poesia scenica sull’es­sere donna, il ciclo della vita ed il passare del tempo, che commuove il pubblico», osserva Daniela Yaccar. César Brie nasce a Buenos Aires, Argentina. Arriva in Italia a 18 anni con la Comuna Bai­res, gruppo teatrale di cui è cofondatore. Si separa dalla Comuna nel 1975 e comincia a sviluppare un’arte apolide, a stretto contat­to con le molte realtà incontrate in una vita passata per scelta in esilio. Nel 1975 crea a Milano il Collettivo teatrale Tupac Amaru. Dal 1981 al 1990 lavora insieme a Iben Nagel Rasmussen nel Gruppo Farfa e poi nell'Odin Teatret in Danimarca nelle vesti di autore, regista e attore. Nel 1991 fonda in Bolivia il Teatro de Los Andes. Con questo gruppo ha creato spettacoli che partono dalla storia o dai classici, ma calati profondamente nell’at­tualità: una serie di lavori esemplari destinati a girare il mondo. Oggi, Cesar Brie è ancora in Italia svolgendo attività  come pedagogo e come autore e attore.

“Raccontami di domani” di César Brie con Vera Dalla Pasqua e Rossella Guidotti in scena giovedì 22 febbraio al Teatro Sociale2024-02-13T14:52:39+01:00
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