DONIZETTI OPERA

Sarà l’edizione n. 10 quella del festival Donizetti Opera 2024.

Inaugurazione venerdì 15 novembre al Teatro Donizetti con uno dei grandi capolavori seri cioè Roberto Devereux (repliche domenica 24 e giovedì 28 novembre) tragedia lirica su libretto di Salvadore Cammarano nell’edizione critica a cura di Julia Lockhart per Casa Ricordi nell’ambito dell’Edizione Nazionale realizzata con la collaborazione e il contributo del Comune di Bergamo e della Fondazione Teatro Donizetti.

Quindi sabato 16 novembre al Teatro Sociale, per il ciclo #donizetti200, Zoraida di Granata (repliche sabato 23 novembre e domenica 1° dicembre) melodramma eroico su libretto di Bartolomeo Merelli e Jacopo Ferretti nell’edizione critica a cura di Edoardo Cavalli per la Fondazione Teatro Donizetti.

Infine domenica 17 novembre, di nuovo al Teatro Donizetti, uno dei titoli più famosi, pagina della maturità del compositore, Don Pasquale (repliche venerdì 22 e sabato 30 novembre) dramma buffo di Guovanni Ruffini e lo stesso Donizetti che sarà presentato nella nuova edizione critica a cura di Roger Parker e Gabriele Dotto per Casa Ricordi, realizzata sempre nell’ambito dell’Edizione Nazionale.

Un programma di rilievo per il traguardo del decimo anno di programmazione del festival internazionale dedicato al compositore bergamasco, organizzato dalla Fondazione Teatro Donizetti presieduta da Giorgio Berta con la direzione generale di Massimo Boffelli, la direzione artistica di Francesco Micheli e quella musicale di Riccardo Frizza.

Come Elisir, come LuciaDon Pasquale non ha mai smesso di essere rappresentato, dal 1843 quando nacque. Un capolavoro evergreen dell’ultima stagione creativa di Donizetti. A quell’epoca non è che se ne contassero poi tanti, in ambito comico. Anzi, era proprio il genere dell’opera comica ad essere in crisi. Bellini, ad esempio, non aveva scritto nessuna opera davvero di quel tipo. Verdi ne compose giusto una, a inizio carriera (Un giorno di regno, 1840).
Il pubblico del pieno Ottocento era diventato serioso? Aveva capito, in quella prima Modernità, che lo attendevano tempi in cui c’era poco da ridere? Si divertiva di più a versar lacrime, piuttosto che farsi una bella risata? Di opere comiche come da tradizione, e di successo, Donizetti ne aveva scritte: talvolta le aveva insaporite con una punta di sentimentalismo. Don Pasquale va oltre, verso una commedia da camera il cui protagonista sfiora a tratti la caricatura, ma ne resta quasi sempre al di qua. Delle fregole amorose di un anziano per una giovane, per secoli si era riso: Ruffini e Donizetti preferirono sorriderne con malinconia, anche perché il compositore ‒ come sappiamo dalla sua biografia ‒ stava sorridendo di sé stesso.

In guardia però dal collegare meccanicamente vita e opere. In Roberto Devereux (1837), l’ultima tappa della saga noir che negli anni Donizetti dedicò alla dinastia Tudor, niente lascia trasparire la sua tragedia personale (la morte prematura della moglie, il 30 luglio 1837, in piena fase compositiva). Piuttosto, vi troviamo sperimentazioni drammaturgiche e formali che proseguivano i suoi tragitti creativi con ancor maggiore sottigliezza e forza espressiva.

Il progetto Donizetti 200 tocca quest’anno Zoraida di Granata: o meglio, la sua seconda versione (1824), dato che la prima era andata in scena nel 1822: con successo, nonostante le traversie che l’avevano accompagnata. Riprendendola nel 1824, si provvide ad adattarla alla nuova compagnia di canto. A Stendhal, che si trovava a Roma, l’opera non piacque per niente (il suo cuore batteva solo per Cimarosa e per il Tancredi di Rossini): anzi, non gli piacque neppure Donizetti come persona. Decisamente quella volta lo scrittore non fu vittima della ‘sindrome di Stendhal’. Giudichiamo noi, due secoli dopo, se avesse proprio ragione.

Per scoprire il programma dettagliato, clicca qui:

I tre weekend si apriranno (16, 23 e 30 novembre) con la nuova creazione LU OpeRave (inizialmente prevista nel 2022) in cui la musica di Donizetti incontra l’elettronica e le nuove tendenze. Il titolo richiama la più celebre delle opere di Donizetti, Lucia di Lammermoor, alla quale gli autori di questo nuovo progetto sperimentale si sono ispirati.
Lo spettacolo, che si svolgerà in un luogo cittadino non convenzionale, con spazio alla convivialità e il pubblico parte integrante dell’azione. LU OpeRave è uno sviluppo di Mixopera vol. 1 e vol . 2, gli EP di elettronica ispirati alla musica di Donizetti con la partecipazione di alcuni musicisti raccolti intorno all’etichetta Fluidostudio e pubblicati a fine 2021 e in queste settimane di novembre 2022 su tutte le piattaforme di streaming (Spotify, iTunes, Amazon Music, YouTube Music). Fra gli artisti coinvolti in questa creazione ci sono alcuni degli interpreti presenti negli EP come ProtopapailromanticoH.E.R. Il libretto è dei Maniaci d’amore. La regia e la coreografia sono di Mattia Agatiello che porta in scena la sua Fattoria Vittadini.

Primo titolo operistico al Teatro Donizetti il 17 e 25 novembre e il 3 dicembre, sarà Il diluvio universale (Napoli, 1830) azione tragico-sacra in programma seguendo la nuova edizione critica a cura di Edoardo Cavalli perla Fondazione Teatro Donizetti. La direzione sarà di Riccardo Frizza, lo spettacolo sarà firmato da Masbedo, duo artistico formato da Nicolò MassazzaIacopo Bedogni, noto per la creatività delle sue produzioni multidisciplinari fra teatro, arte, video, cinema. Questa nuova produzione, in collaborazione con la GAMEC di Bergamo, è legata alle iniziative del programma di “Bergamo Brescia Capitale della Cultura” perché l’argomento permette una riflessione sugli sconvolgimenti climatici della nostra epoca.
Titolo fondamentale del periodo napoletano di Donizetti, l’opera appartiene al sotto-genere cosiddetto “quaresimale”, cui ad esempio un decennio prima Rossini aveva contribuito col Mosè in Egitto: argomenti biblici, adatti al periodo di quaresima, e però resi meno severi aggiungendo qualche intreccio profano. Rispetto a Rossini, Donizetti punta meno sulla dimensione corale, preferendo le vicende degli Individui a quelle dei Popoli.

Per il ciclo #donizetti200, con il quale il festival propone un titolo di Donizetti che compie i due secoli, sarà la volta del dramma eroico Alfredo il Grande (Napoli, 1823) al Teatro Donizetti il 19 e il 24 novembre, con una nuova edizione controllata sulle fonti dell’opera, curata sempre da Edoardo Cavalli. Fa parte di quel gruppo di opere nelle quali Donizetti sperimenta e affina i propri mezzi compositivi misurandoli su vari generi operistici.
Alfredo segue a meno di un anno l’andata in scena di Chiara e Serafina, ma si orienta su un soggetto di carattere storico (da Chiara e Serafina migrerà comunque in Alfredo il Grande una sezione del Finale I).
Il libretto è di Andrea Leone Tottola, già ‘poeta teatrale’ di Rossini (anche per il Mosé in Egitto). Alfredo il Grande verrà presentato in forma semiscenica, con la regia affidata a Stefano Simone Pintor; il direttore sarà il bergamasco Corrado Rovaris, musicista ricorrente nella programmazione del festival.

Terzo titolo, al Teatro Sociale il 18 e il 26 novembre e poi l’1 dicembre, Lucie de Lammermoor che debuttò al Théâtre de la Renaissance di Parigi nel 1839 e fu accolta con tale clamore da offrire a Donizetti la commissione di due nuove opere per quel teatro, la prima delle quali sarebbe dovuta essere L’Ange de Nisida. Per la traduzione francese di Lucia di Lammermoor – allora già celebre a Parigi – Donizetti intervenne sulla partitura preesistente modificando i recitativi, escludendo il personaggio secondario di Alisa, eliminando l’aria di Raimondo «Ah! Cedi, cedi, o più sciagure» nel secondo atto nonché i suoi interventi nella cavatina di Enrico «Cruda, funesta smania» nel primo atto, e posticipando una scena. Sostituì inoltre la cavatina di Lucia, «Regnava nel silenzio», con «Que n’avons nous desailes», una traduzione di «Perché non ho del vento», dalla sua Rosmonda d’Inghilterra (1834). La stesura del libretto di Lucie fu affidata ad Alphonse Royer e Gustave Vaëz, che solo in pochi passaggi si discostarono da una traduzione letterale del testo italiano di Cammarano, presumibilmente con l’intento di renderlo più adatto alle scene francesi. L’opera sarà messa in scena da Jacopo Spirei, allievo e assistente del compianto Graham Vick e oggi uno dei registi d’opera italiani più richiesti; sul podio il giovane francese Pierre Dumoussaud al suo debutto italiano, dopo vari successi e riconoscimenti a concorsi ed incisioni discografiche.

Quinto spettacolo del festival Il piccolo compositore di musica, sabato 2 dicembre al Teatro Donizetti. Azione scenica in due atti di Giovanni Simone Mayr andò in scena il 13 settembre 1811 come saggio finale delle Lezioni Caritatevoli. Come per altri saggi, Mayr adotta il modello del metamelodramma settecentesco, in cui si rappresenta una compagnia di canto nell’atto di allestire uno spettacolo e mette in scena gli stessi allievi delle Lezioni Caritatevoli – tra cui il giovane Gaetano – che interpretano loro stessi alle prese con l’allestimento del saggio finale. Nel Piccolo compositore di musica, Donizetti funge da protagonista, presentato ironicamente come un giovane aspirante compositore convinto del proprio talento (celebri i versi: “Vasta ho la mente, rapido l’ingegno | pronta la fantasia, e nel comporre | un fulmine son io”). Nonostante il tono comico, appare chiaro l’intento promozionale di Mayr, che crede realmente nelle capacità del suo giovane allievo. Donizetti è affiancato da quattro compagni delle Lezioni Caritatevoli, nei panni di loro stessi: Antonio Dolci, Giuseppe Manghenoni, Giuseppe Pontiroli e Antonio Tavecchi. Musicalmente l’opera alterna sezioni originali (come l’Introduzione) e brani preesistenti da opere anche di altri celebri compositori coevi. La messa in scena sarà curata da Francesco Micheli con gli allievi della Bottega Donizetti nell’ambito di un progetto che coinvolge numerose istituzioni didattiche bergamasche.

IL COVID-19 FERMA LA STAGIONE DEI TEATRI IN ABBONAMENTO

A seguito del persistere dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, che al momento prevede la chiusura al pubblico dei luoghi di spettacolo, e nell’incertezza di quando potranno riaprire i teatri, la Fondazione Teatro Donizetti si vede costretta a rimodulare i propri programmi della Stagione dei Teatri 2020/2021 e di conseguenza ad annullare la relativa campagna abbonamenti.

Sospesi gli abbonamenti per la Stagione 2020/2021, la campagna abbonamenti riprenderà nella successiva Stagione, la 2021/2022, mantenendo validi gli abbonamenti dell’ultima Stagione andata in scena.

La Fondazione è già al lavoro per pensare ad una nuova programmazione che non prevedrà abbonamenti, bensì solamente la vendita di singoli biglietti per ognuna delle date in calendario, sarà presentata non appena la situazione consentirà una programmazione in serenità e nel pieno rispetto dei protocolli sanitari vigenti.

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