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Verso il nuovo Teatro Donizetti

Per quanto riguarda l’edificio teatrale, nei primi anni Sessanta l’Amministrazione Comunale promuove significativi interventi volti ad ammodernare il Teatro Donizetti. Sono rinnovati vari spazi interni e realizzati nuovi ambienti, tra i quali il Ridotto, arricchito da un affresco che rappresenta un Teatro del Mondo. Il Ridotto, intitolato a Gianandrea Gavazzeni, è ampliato a seguito di un significativo progetto. Fra il 2007 e il 2008 infine si effettuano lavori di varia innovazione nelle sale del secondo piano e interventi per l’illuminazione notturna della facciata. Nel 2014 il Teatro passa in gestione alla neonata Fondazione Teatro Donizetti. A febbraio del 2018 partono i nuovi lavori di restauro del Teatro Donizetti, un ampio progetto di ristrutturazione e rinnovamento che intende fare del teatro cittadino una casa della cultura, un luogo vivo e aperto, uno spazio unico di incontro e di socializzazione, un luogo veramente pubblico, prestigioso e insieme familiare. Il progetto prevede il restauro e la conservazione di tutte le parti monumentali dell’edificio. Particolare cura è dedicata alla sala teatrale e al foyer d’ingresso. Gli arredi e le tappezzerie sono completamente rinnovati. Vengono realizzate nuove scale antincendio ed un ascensore che raggiunge tutti gli ingressi palchi e galleria; il Teatro è dotato anche di aria condizionata. Le parti laterali dell’edificio (lato monumento a Donizetti e lato Porta Nuova) sono completamente ristrutturate e ospitano i nuovi uffici, i camerini e cameroni per il coro. I prospetti laterali sono disegnati ricercando una coerenza formale tra i volumi. Tutto è adeguato alle norme vigenti in materia di sicurezza.  I lavori di restauro del Teatro Donizetti vengono sospesi nel novembre 2019 per accogliere nel cantiere il pubblico per la prima mondiale dell’opera L’ange de Nisida che Donizetti aveva scritto per il parigino Théâtre de la Renaissance (1839-1840) ma che non aveva mai raggiunto le scene. L’opera vive nel Teatro che è ancora un cantiere. Gli artisti si esibiscono nello spazio della platea libero dalle sedie, il coro canta dalle balconate, nei palchi e da una tribuna montata sul palcoscenico il pubblico ascolta. Oggi il Teatro Donizetti è completamente adatto ad ospitare spettacoli moderni e un grande pubblico. << Precedente <<

Verso il nuovo Teatro Donizetti2023-06-14T15:35:20+02:00

Il Donizetti come teatro di tradizione

Tornando al 1966, in quell’anno il Comune provvede ad assumere in proprio la gestione del teatro. Nel 1968 il Donizetti viene incluso, con provvedimento governativo, nel novero dei "Teatri di tradizione", in riconoscimento della sua identità culturale. Il teatro svolge un’attività di produzione che non è soltanto genericamente lirica o concertistica ma viene convogliata in una direzione specifica, quella di salvaguardare, riscoprire, riproporre la produzione donizettiana, inserita però nella cultura dell'epoca.  Nel 1973, con l’opera Il Sogno di Roman Vlad, si conclude l’esperienza del Teatro delle Novità. Per la ricognizione del Donizetti meno noto fiorisce nel 1982 il Festival "Donizetti e il suo tempo", manifestazione che si propone di studiare e riscoprire il grande compositore bergamasco in rapporto alla temperie musicale, culturale e sociale degli anni in cui è vissuto. Da segnalare anche l'istituzione del biennale Premio Donizetti, quale riconoscimento a interpreti che nel corso della loro carriera hanno contribuito autorevolmente a far apprezzare l'arte del compositore. << Precedente << Successivo >> >>

Il Donizetti come teatro di tradizione2023-06-14T15:32:24+02:00

Gli anni ’60/’90: lo slancio impresso alla prosa e al jazz

Negli anni ‘60/’90 il ventaglio degli spettacoli e delle manifestazioni è molto vasto: prosa, opere e concerti dominano le stagioni, ma con presenze "nuove" come il Festival Pianistico Internazionale, commedie musicali, le operette, le rassegne di "Bergamo Jazz", quelle delle "Canzoni d'Autore" ed altro ancora. L’Amministrazione Comunale promuove una politica teatrale moderna, fondamentale è la consulenza di Benvenuto Cuminetti, docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo presso l’Università di Bergamo e consulente artistico per la programmazione teatrale delle stagioni di prosa e delle attività collaterali. Nel 1969 nasce la Rassegna Internazionale del Jazz, organizzata dall’Azienda Autonoma del Turismo e di cui l'attuale Bergamo Jazz Festival è l'erede naturale. Sul palcoscenico del Teatro Donizetti si esibiscono già da quell'anno musicisti di fama internazionale quali Cannonball Adderley e Maynard Ferguson. Seguiranno, fino al 1975, Gerry Mulligan, Herbie Hancock, Art Ensemble of Chicago, con un concerto che fece molto discutere pubblico e critica, Charles Mingus, Max Roach, Art Blakey e molti altri. Dal 1976 al 1978  la Rassegna si trasferirà al Palazzetto dello Sport per poi interrompersi per alcuni e riprendere temporaneamente il suo cammino nel 1982 e 1983. Nel 1991 il varo di Bergamo Jazz da parte del Comune di Bergamo riporterà, dall'anno dopo, il grande jazz al Teatro Donizetti: Michel Petrucciani, Ornette Coleman, Chick Corea, Gato Barbieri, Brad Mehldau, John Scofield, McCoy Tyner, Bill Frisell, Dee Dee Bridgewater, gli italiani Enrico Rava e Paolo Fresu sono solo alcuni dei nomi che hanno riportato il festival jazz di Bergamo alle ribalta delle cronache musicali italiane ed internazionali << Precedente << Successivo >> >>

Gli anni ’60/’90: lo slancio impresso alla prosa e al jazz2023-06-14T15:31:44+02:00

Il teatro delle novità di prosa di Ferrieri

Un elemento vitale dell'attività che ha come punto di riferimento cittadino il Teatro Donizetti è la prosa. Da notare che nel 1953, accanto al Teatro delle Novità musicali, si affianca per un certo periodo il Teatro delle Novità di Prosa, diretto da Enzo Ferrieri. La politica dell'amministrazione in questo campo (ricerca del pubblico popolare, facilitazioni alle categorie dei lavoratori, invito alla popolazione studentesca) conferma la sua validità, anzi gli abbonamenti aumentano ogni anno, il numero delle repliche di ogni recita si allunga, la "domanda di teatro" è sempre maggiore. Agli spettacoli vengono spesso abbinate manifestazioni collaterali (incontri con gli attori, analisi critica dei testi, ecc.) nel teatro e nelle scuole, e sono accompagnate da pubblicazioni (Annuari relativi alle stagioni di prosa - indi "Quaderni dello spettacolo" - e Numeri Unici per l'opera e per il Festival donizettiano). Per numero di abbonati e per numero di repliche il Donizetti, per quanto riguarda la prosa, è fra i teatri italiani più attivi. Interessante appare l'iniziativa denominata "Altri Percorsi", che prende il via durante la stagione 1980-1981 e propone spettacoli alternativi rispetto a quelli consolidati della stagione ufficiale, rivolgendosi soprattutto ad un tipo di pubblico curioso di un modo sperimentale di fare teatro. << Precedente << Successivo >> >>

Il teatro delle novità di prosa di Ferrieri2023-06-14T15:30:44+02:00

Missiroli-Gavazzeni e il teatro delle novità musicali

In questa nuova atmosfera il Donizetti assume una struttura tecnica continuativa e può pianificare al meglio la sua attività. Missiroli può lanciare così una notevole iniziativa, il Teatro delle Novità, ossia la presentazione - a carattere nazionale e di tipo sperimentale - di opere inedite onde far conoscere e sostenere le nuove energie musicali italiane. Fanno da preludio a questa gloriosa avventura (che dura dal 1937 al 1973) la stagione operistica 1935, in cui accanto ad opere di repertorio viene rappresentata Paolo e Virginia, novità assoluta composta da Gianandrea Gavazzeni, che di lì a poco inizierà una fulgida carriera di direttore d'orchestra e collaborerà con l'amico Missiroli al rinnovamento del Donizetti. Il Teatro delle Novità ha grande risonanza in tutto il Paese, con echi anche all'estero, e serve ad affermare, oltre che nuovi autori, cantanti, scenografi, registi, invitandoli ad operare in maniera sperimentale su un palcoscenico, quello del Donizetti, che diventa un vero e proprio laboratorio delle arti dello spettacolo. Si mettono in scena composizioni sperimentali nella musica, nei testi, nelle sceme e nei costumi. Alcuni spettacoli riscuotono grande successo come Ferrovia sopraelevata (1955) la prima opera composta da Luciano Chailly su testo di Dino Buzzati; La panchina (1956) con testo di Italo Calvino e musiche di Sergio Liberovici. Intanto c'è stata di mezzo la guerra 1940-1945. Gli anni sono molto drammatici, ma anche in questo periodo gli spettacoli svolgono una necessaria funzione culturale. Si tengono stagioni operistiche ridotte con la presenza dell'orchestra e dei cantanti del Teatro alla Scala, sfollato per ragioni belliche. Il dopoguerra segna un risveglio nella vita intellettuale, sociale ed economica della città, con un risorgente interesse per ogni forma di spettacolo. Nel 1948 vedono la luce alcune pubblicazioni donizettiane, si può dire che in tale anno, in vasta misura per merito di Bindo Missiroli, mette le radici la Donizetti Renaissance, ossia quel fenomeno che porterà al recupero, alla riproposta e alla conoscenza delle opere poco rappresentate o scomparse dalle scene del musicista bergamasco. Ancora a Missiroli si deve la presenza dei più celebrati musicisti e interpreti di chiara fama, come il soprano Maria Callas nella prima della Lucia di Lammermoor del 1954 (l’artista era già stata al Donizetti nel 1951). Rinasce il Teatro di Prosa assente dal Donizetti dagli anni ’30, va in scena Le notti dell’Ira di Armand Salacrou. È il primo spettacolo di una lunga serie che vedrà impegnato Il Piccolo Teatro di Milano diretto da Giorgio Strehler. Nel 1952 due concerti consacrano ufficialmente il jazz come genere degno d'essere ascoltato al Teatro Donizetti tanto quanto la musica classica o lirica. Il primo è programmato il 6 febbraio con l'Orchestra di Dizzy Gillespie. Il pubblico più snob non capisce la nuova proposta e abbandona la sala, ma chi decide di restare si scatena in applausi e fischi all'americana del tutto inediti per quel luogo. Il secondo concerto è fissato il 17 novembre con il gruppo di Sidney Bechet sax soprano e Claude Luter con la sua Orchestra ed è di nuovo un

Missiroli-Gavazzeni e il teatro delle novità musicali2023-06-14T15:28:48+02:00

La svolta del ‘900 con Bindo Missiroli

Continua in ogni stagione (anche durante la Prima guerra mondiale) la proposta di opere liriche nonché la presenza del teatro di prosa.  Nel 1917 si rappresenta per la prima volta l'opera Liacle del musicista concittadino Edoardo Berlendis, uno degli avvenimenti lirici di maggior spicco del '900 al Donizetti. Per quanto riguarda la prosa si possono fare i nomi, fra gli altri, di Flavio Andò, Emma e Irma Gramatica, Edoardo Ferravilla, Angelo Musco, Gualtiero Tumiati, Maria Melato, Tina Di Lorenzo, Ruggero Ruggeri, Ermete Novelli. Negli Anni Venti il clima politico italiano segna un’involuzione con l'ascesa al potere di Mussolini e del fascismo, mentre a Bergamo il vecchio centro cittadino, dove sorgevano le secolari baracche della Fabbrica della Fiera, viene demolito e ad esso si sostituisce - ad opera dell'architetto Piacentini - il complesso di nuove costruzioni che costituiscono tuttora il centro della città. Gli anni Trenta segnano importanti avvenimenti nella vita del teatro. Nel 1931 ne assume la direzione, su mandato del Comune di Bergamo, Bindo Missiroli, già critico musicale, il quale organizza le stagioni operistiche. È un momento di grande rilievo. Da allora il teatro cessa di essere gestito da interessi privati e viene assunto direttamente da una apposita Commissione civica, che nella nuova gestione privilegia anzitutto gli interessi della comunità. << Precedente << Successivo >> >>

La svolta del ‘900 con Bindo Missiroli2023-06-14T15:24:13+02:00

Dal Teatro Riccardi al Teatro Donizetti

È nel nome di Donizetti che si verifica una svolta determinante nella vita del teatro. Accade nel 1897, in occasione del centenario della nascita del compositore, che il Teatro Riccardi assume il nome di Teatro Gaetano Donizetti. Con l'occasione si provvede al completo rifacimento della facciata, edificata a cura dell'architetto Pietro Via. All’esterno del teatro inaugura il monumento dello scultore Francesco Jerace, dedicato a Donizetti. Il teatro ha, salvo particolari, l'aspetto che conosciamo oggi.  Accanto agli spettacoli tradizionali, il Teatro Donizetti ospita anche un nuovo tipo di spettacolo, il cinematografo. Si tratta di alcuni film primitivi girati dagli operatori dei fratelli Lumière, portati al teatro dall'impresario Terzi nel 1899: avvenimento del tutto raro in un'epoca in cui gli spettacoli cinematografici erano mostrati nei baracconi delle fiere o nei caffè-concerto. Probabilmente anzi si tratta di un primato poiché non si ha notizia che il cinema sia stato ospite, prima d'allora, di teatri. << Precedente << Successivo >> >>

Dal Teatro Riccardi al Teatro Donizetti2023-06-14T15:21:25+02:00

Il teatro nel Risorgimento

L'insofferenza contro il dominio dell'Austria aumenta sempre di più; tra le province dell'Alta Italia quella di Bergamo è la più decisa a pronunciarsi contro l'Impero. La rivolta vera e propria scoppia nel marzo del 1848. Per motivi di politiche turbolenze e poi per un'epidemia di colera il Riccardi resta chiuso durante le stagioni di Fiera del 1848 e del 1849, e per un certo periodo è adibito a ospedale militare. Le illusioni di libertà intanto cadono ad una ad una; e dopo una campagna vittoriosa le forze patriottiche si sfaldano e gli Austriaci riprendono il sopravvento. Si succedono anni senza storia, se si eccettua l'incendio che una notte del 1850 distrugge parte del palcoscenico, e i lavori di miglioria apportati nel 1856. Poi, finalmente, nel 1859 Bergamo si libera una volta per tutte dal governo straniero. Il 12 agosto di quell'anno si tiene al Riccardi un concerto per la venuta a Bergamo di re Vittorio Emanuele II. Circola per la città un'aria nuova, una sensazione di progresso e di benessere, oltre quella relativa alla libertà ritrovata. A teatro, nel 1868, arriva l'illuminazione a gas, che sostituisce quella ad olio.  Nel 1869 vengono effettuati alcuni lavori di restauro interni. La sala del teatro viene arricchita dalle decorazioni del pittore Francesco Domenghini, artista di ingegno e grande esperto di tecniche pittoriche, che affresca il soffitto con figure inneggianti al trionfo dell’arte musicale, circondate nella cornice da figure allegoriche e angeli. Sui palchi di proscenio l’artista dipinge putti danzanti e sulle tre file dei palchi festoni intrecciati da nastri. Al centro dell’arcoscenico è posto un orologio sorretto da fanciulle. Nonostante ciò, il periodo non è molto brillante per il Riccardi, la mancanza delle sovvenzioni municipali fa decadere il livello degli spettacoli e scoraggia il pubblico. Un segno di riscossa si ha quando la gestione del teatro viene affidata ad un capomastro intraprendente, Luigi Dolci e, dal 1879, da Giovannina Lucca, vedova di un importante editore musicale diretto rivale dei Ricordi. Nel 1895 il teatro passa ad una società di cittadini. << Precedente << Successivo >> >>

Il teatro nel Risorgimento2023-06-14T15:20:53+02:00

I grandi interpreti

Il teatro è molto frequentato ed apprezzato. Ma le condizioni politiche, intanto, cambiano, a Bergamo come in tutta l'Italia Settentrionale. Scacciate dalla reazione dell'Austria, della Prussia e della Russia al predominio napoleonico, le truppe francesi abbandonano nel 1814 la città e al loro posto si insediano quelle austriache. Comincia il dominio dell'Austria, che durerà quarantacinque anni. Lirica Nel 1830 l'amministrazione del Teatro passa all'impresario Bartolomeo Merelli, che aveva studiato musica con Donizetti. Suo il merito di aver ospitato Vincenzo Bellini nel 1830 con La straniera e nel 1831 con Norma, curandone in proprio la messinscena. Ed è ancora benemerenza del Merelli se le opere di Gaetano Donizetti vengono rappresentate a Bergamo in gran numero, a partire dal 1837, collaborando ad affermare le fortune del compositore bergamasco. Nel 1840 per la prima volta Bergamo tributa una pubblica manifestazione (sarà anche l'ultima, lui vivente) a Donizetti, presente in teatro per la rappresentazione della sua opera L'esule di Roma, interpretata da cantanti di grido come Domenico Donzelli, Eugenia Tadolini e Ignazio Marini. Si tramandano in quell’occasione inseguimenti della carrozza del Maestro. A Bergamo Donizetti tornerà definitivamente nel 1847 per morirvi l'anno successivo (8 aprile 1848). Il gusto musicale dell'epoca è molto esigente, nascono in città diverse società filarmoniche, si crea la prima banda cittadina, si aprono nuovi teatri. Si affermano al Riccardi grandi cantanti. Un evento del periodo considerato è il debutto di Giuseppe Verdi, presente in teatro, con l'Ernani (1844). L'esito della rappresentazione, curata dallo stesso Verdi, è positivo. Verdi torna al Riccardi per curare la messinscena del Rigoletto nel 1854, per la sua "prima" in Lombardia. Spettacoli Al Teatro Riccardi non si rappresentano solo opere in musica. Sono presenti i balletti, le commedie e spettacoli di vario genere. Tra gli attori di prosa si avvicendano sulle tavole del Riccardi i maggiori interpreti italiani del tempo, come Giuseppe Salvini, Francesco Augusto Bon, Luigi Romagnoli, tutti capostipiti di famiglie di grandi teatranti, e poi Romualdo Mascherpa, Giuseppe Moncalvo, Maddalena Pelzet, Adelaide Ristori, Gustavo Modena. Si registrano anche i vaudevilles (progenitori dell'operetta) e meraviglie scientifiche come l'Agioscopio e il Miriafanorama, sistemi di proiezioni luminose che precorrono in un certo senso, nel 1846, il cinematografo. << Precedente << Successivo >> >>

I grandi interpreti2023-06-14T15:19:56+02:00

Il Covid-19 ferma la Stagione dei Teatri in abbonamento

A seguito del persistere dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid-19, che al momento prevede la chiusura al pubblico dei luoghi di spettacolo, e nell’incertezza di quando potranno riaprire i teatri, la Fondazione Teatro Donizetti si vede costretta a rimodulare i propri programmi della Stagione dei Teatri 2020/2021, annunciata lo scorso 30 settembre, e di conseguenza ad annullare la relativa campagna abbonamenti, rimandando a una nuova programmazione che prevedrà la sola vendita di biglietti in base alla capienza stabilita dai DPCM. Una scelta sofferta, dettata in primo luogo dal senso di responsabilità nei confronti del pubblico e delle stesse compagnie, ma che nel contempo si proietta in positivo verso il futuro. Dichiara in proposito Massimo Boffelli, Direttore Generale della Fondazione Teatro Donizetti: «Siamo profondamente dispiaciuti ma la situazione attuale non ci consente di confermare le Stagioni di Prosa, di Altri Percorsi, di Operetta, oltre ai due concerti del periodo natalizio, così come erano state concepite e presentate al pubblico e ai nostri numerosissimi abbonati – la scorsa stagione gli abbonamenti complessivi ammontavano a oltre 6.300 e la campagna di prelazione stava procedendo molto bene - non essendoci in questo momento la possibilità per il loro regolare svolgimento. Alcune delle tournée previste per l’anno prossimo sono state nel frattempo sospese e alcuni spettacoli non possono andare in scena con il distanziamento. Ci stiamo comunque adoperando a programmare una nuova stagione. Agli abbonati, che tanto aspettavano il ritorno della Prosa e dell’Operetta al Teatro Donizetti, assicuriamo che chi non ha avuto la possibilità di abbonarsi per la Stagione 2020/2021 potrà farlo per quella del 2021/2022». «Come uomo, non solo di teatro, auspico che si possa tornare a una situazione più possibile vicina alla normalità: la riapertura dei teatri al pubblico, pur inizialmente contingentata, sarebbe un segnale molto importante in questo senso», conclude Massimo Boffelli. «In questi mesi abbiamo continuato a lavorare senza sosta, mantenendo costanti contatti con le compagnie e gli artisti che avremmo voluto ospitare nelle stagioni di Prosa e di Altri Percorsi che avrebbero dovuto iniziare a gennaio», afferma Maria Grazia Panigada, Direttore Artistico di entrambe le stagioni, «Il pubblico ci è molto vicino, lo sentiamo, e forte è dunque il desiderio di ritrovarsi intorno al teatro rinnovato, di viverlo e condividerlo. Purtroppo la Stagione che avevo disegnato dovrà essere ripensata». La stessa Maria Grazia Panigada getta uno sguardo positivo sul futuro: «Appena possibile presenteremo una programmazione che sappia adeguarsi alle normative via via messe in atto dal Governo. Non vediamo l’ora di riprendere anche la formazione e stiamo immaginando dei progetti da poter offrire alle scuole, anche a distanza. Distilleremo dei momenti, che sappiamo in questo periodo ancora più preziosi, con una scelta che da una parte manterrà alcune promesse di titoli e dall’altra ospiterà messinscene non previste nel precedente cartellone. Siamo certi che il desiderio di ritrovarsi, condiviso fra pubblico, artisti e personale del teatro, ci permetterà di vivere nuove emozioni quando le porte dei teatri potranno riaprirsi alla città». La Biglietteria della Fondazione Teatro Donizetti rimane

Il Covid-19 ferma la Stagione dei Teatri in abbonamento2021-02-23T17:55:40+01:00
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