La Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti si conclude giovedì 4 aprile al Teatro Sociale (ore 20.30) con Opα, spettacolo scritto e interpretato da Mélina Martin, per la prima volta ospite della rassegna, che porterà in scena Elena di Troia, donna bellissima, ma anche donna rapita, ferita, esibita come un trofeo.

Collaborazione artistica di Jean-Daniel Piguet. Luci di Leo Garcia. Produzione Compagnie Room To Rent in coproduzione con Arsenic – centre d’art scénique contemporain e PREMIO – prix d’encouragement pour les arts de la scène, con il supporto di Pour-cent culturel Migros dans le cadre de PREMIO, Jean-Gabriel Eynard Fondation Fluxum, Corodis et La Loterie Romande, Fondation SIS, Pro Helvetia. Durata: 50 minuti senza intervallo. Biglietti: intero: 19 Euro, ridotto 15 Euro.

Opα, prima produzione della società Room to Rent, pone le basi per un approccio artistico che si nutre inizialmente di un’esplo­razione dell’identità che attinge alle origini – geografiche, identitarie, di genere – ma che è anche attratto da un rapporto diretto con il pubblico durante la performance. Il piacere che guida la performan­ce stessa, l’intuizione e la necessità come base cre­ativa hanno ispirato l’autorialità scenica da cui Mélina Martin ha gradualmente crea­to lo spettacolo. La figura di Elena mette in gioco il concetto di bellezza: «I vari testi, scritti nel corso dei millenni, le conferiscono un carattere ambiguo. La sua storia è a volte oscura, a volte contraddittoria. È stata presa con la forza da Paride? O ha ceduto all’amore a prima vista? È ma­nipolata o manipolatrice? Attiva o passiva? Pura o puttana? Felice o infelice? Solo una cosa è certa: Elena è bellissima. Attraverso lei voglio mettere in discussione, sul palco­scenico, il potere dell’aspetto fisico», racconta Mélina Martin.

«Uno dei punti di forza di Elena sul palco è quello di giocare con i pensieri dello spet­tatore», prosegue l’attrice greco-svizzera «Dicendo “Sono la donna più bella del mondo”, la sua immaginazione è subi­to collegata. Fingendo di incarnare la sua fantasia, creo delle aspettative. Poi spingo il cliché un po’ oltre, rivelando la sua mostruo­sità. Le aspettative vengono deluse, lo spet­tatore è fuorviato. Il mio legame più diretto con la figura di Ele­na deriva dalle mie origini. Anch’io sono gre­ca. Greca per metà. Amo la Grecia e amo il mio lato greco, che mi nutre tanto sul palco quanto nella vita. È dalla “mia Grecia” che attingo la solarità e la gioia di vivere. Attingo dai miei ricordi, dalla mia musica, dai miei in­contri, dalla mia famiglia, dalle risorse, dalla sensibilità, dai modi di fare le cose, di com­prendere e risolvere. Li uso come motori del­la recitazione, come materiale teatrale. La mia Grecia costituisce un materiale vivente e gioioso che arric­chisce la mia pratica attoriale. Ma è come esule dal mio paese del cuore che arrivo ad apprezzarlo nella sua interezza. Esiliata come Elena a Troia per dieci anni, prima di essere riportata a Sparta. Anche lei è stata sopraffatta dalla nostalgia?».

Mélina Martin si forma inizialmente come danzatrice presso la Dance Area di Ginevra. Ha poi frequentato La Manufacture – University of Performance Arts di Losanna, laureandosi in teatro nel 2016. Recita, balla e lavora con vari registi svizzeri (tra cui Anna Lemonaki, Jean-Damien Piguet, Adina Secretan, Karelle Ménine, e François-Xavier Rouyer), nonché registi internazionali, come Christiane Jatahy in Le Présent qui déborde e Romeao Castelluci in Democracy in America. Fa anche parte del collettivo CCC e partecipa alla creazione di nuove produzioni per spazi non teatrali su iniziativa del regista Mathias Brossard. Opα è il suo primo spettacolo e nel 2017 ha vinto il 2° PREMIO – encouragement award for performing arts. Opα è stato scelto per essere presentato al Festival di Avignone come parte della Selezione Svizzera. Mélina Martin è anche artista associata alla Fondation L’Abri di Ginevra.