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«Un gruppo di persone che si godono la musica insieme, questa è la mia idea di “Good Time”: musica dal vivo, in tempo reale, vissuta nel momento stesso in cui viene creata» racconta Django Bates nel presentare questo suo concerto di piano solo, «Due anni fa, quando ho cominciato a scrivere nuovi pezzi per pianoforte, ero in un momento in cui volevo semplificare tutto nella mia vita e così mi sono dedicato a un processo di distillazione. Le composizioni che ne sono emerse, come “Flurry In The Desert”, “Iris”, “My Idea Of A Good Time”, abbracciano tutti i modi in cui il pianoforte è stato per me nel corso del tempo, un amico amatissimo. Fin dall’infanzia, da solo con il mio giocattolo preferito – un malandato D’almaine, stonato di un semitono – attraverso l’esperienza formativa del gruppo di Dudu Pukwana e di Earthworks di Bill Bruford, fino ai concerti nei grandi teatri d’Europa con Anouar Brahem, Dave Holland e Jack DeJohnette, il pianoforte è sempre stato per me un fedele compagno di vita. Sulle onde di un mare in tempesta, disseminato dei detriti della nostra epoca, pubblico e artista in armonia intraprendono insieme un viaggio in cerca del miracoloso, una ricerca condivisa di pace e serenità».

Classe 1960, il pianista britannico Django Bates è un autentico vulcano, ideatore di svariati progetti, da gruppi di piccole dimensioni ad orchestre. Ha fatto arte dei First House, dei Loose Tubes, oltre che degli Earthworks di Bill Bruford. Tra i suoi album più recenti, The Study of Touch, in trio per ECM; e Saluting Sgt. Pepper, personale rivisitazione del capolavoro beatlesiano realizzato con la Frankfurt Radio Big Band.