Michela Gerosa

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Grandissimo successo per la 46esima edizione di Bergamo Jazz Festival!

Oltre 8.500 presenze complessive in soli quattro giorni 18% dall’estero 11 sold out su 12 concerti a pagamento Pubblico proveniente da 16 regioni e da altre 17 nazioni   Sounds of Joy: i “suoni di gioia” di Joe Lovano, per il secondo anno Direttore Artistico del Festival, hanno travolto l’intera città e conquistato il pubblico proveniente da larghissima parte d’Italia e anche dall’estero: oltre 8.500 le presenze complessive in soli quattro giorni; 3.544 spettatori alle tre serate al Teatro Donizetti, 783 dei quali abbonati (15 in più rispetto allo scorso anno); 11 sold out su 12 eventi a pagamento. 16 le regioni italiani rappresentate da Nord a Sud, da Est a Ovest. 17 le nazioni estere, pari al 18% del pubblico: Austria, Brasile, Emirati Arabi, Francia, Germania, Irlanda, Israele, Lettonia, Norvegia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Serbia, Spagna, Svizzera, Ungheria, Stati Uniti.  Visitatissimo è stato il sito del Teatro Donizetti: oltre 17.000 gli utenti attivi. Le pagine Facebook e Instagram di Bergamo Jazz, nella settimana del Festival, hanno totalizzato una copertura di 472.660 utenti, superando le 15.000 interazioni e sfiorando i 25.000 follower organici. Sono questi i primi dati salienti che attestano il grandissimo successo di Bergamo Jazz 2025. Quella finita domenica sera è un’edizione da consegnare agli annali del Festival anche sotto il profilo artistico, nel segno di un amplissimo ventaglio di proposte: dal jazz “vecchio stampo” dei Cookers alle alchimie noise di Marc Ribot, con finale sulle note di “Bella Ciao” in versione inglese, dalle dinamiche tessiture di un altro maestro come Enrico Rava al canto di una sophisticated lady come Dianne Reeves, che ha posto il sigillo finale al Festival salutata da una standing ovation. Ma molti altri sarebbero i momenti memorabili da ricordare, ad iniziare dalle incursioni sul palcoscenico, quale richiestissimo special guest, dello stesso Joe Lovano fino ai concerti più intimi in cornici suggestive come quella dell’Accademia Carrara o della Sala Piatti. «Ancora una volta non possiamo non essere felici dei risultati ottenuti da Bergamo Jazz, uno dei nostri due festival internazionali, insieme al Donizetti Opera», commenta a caldo Massimo Boffelli, Direttore Generale della Fondazione Teatro Donizetti, «Possiamo quindi affermare che quello di Bergamo è uno dei festival jazz italiani più amati in assoluto, anche dal pubblico proveniente sempre più numeroso dall’estero, con conseguenti ricadute positive sul turismo cittadino. Un grande risultato raggiunto grazie a un impeccabile lavoro di squadra, dalla direzione artistica a tutto lo staff della Fondazione Teatro Donizetti. Il mio sentito ringraziamento va quindi a tutti coloro che si sono impegnati affinché la macchina organizzativa funzionasse al meglio, oltre che alle istituzioni e agli sponsor che ci sostengono». Ora si pensa già ai prossimi appuntamenti targati Bergamo Jazz, primo in ordine cronologico l’International Jazz Day del 30 aprile, con il concerto gratuito del pianista Claudio Vignali in programma nei Giardini PwC dell’Accademia Carrara alle ore 18.30. E poi i tre concerti straordinari al Lazzaretto con il trio Mare Nostrum di Paolo Fresu, Richard Galliano e Jan Lundgren (27 giugno), con Kurt Elling e gli Yellowjackets

Grandissimo successo per la 46esima edizione di Bergamo Jazz Festival!2025-03-24T14:39:37+01:00

La Stagione di Operette si conclude domenica 30 marzo al Teatro Donizetti con “Scugnizza”

Domenica 30 marzo (ore 15.30) si conclude la Stagione di Operette della Fondazione Teatro Donizetti: nel principale teatro cittadino andrà in scena Scugnizza, operetta in tre atti di Carlo Lombardo e Mario Costa che incarna appieno il tipico lirismo napoletano.  A portarla in scena sarà la Compagnia d’Operette Elena D’Angelo, che torna al Donizetti dopo il successo dello scorso anno con La duchessa del bar Tabarin. In palcoscenico: Elena D’Angelo, che firma anche la regia, Matteo Mazzoli, Paolo Cauteruccio, Merita Dileo, Gianni Versino, Maresa Pagura, Carlo Randazzo, Paola Scapolan. Direttore d’orchestra Marcella Tessarin. Coreografie di Martina Ronca. Allestimento e costumi Grandi Spettacoli. Durata 2 ore senza intervallo. Biglietti da 15 a 45 Euro, ridotti da 12 a 36 Euro. «Quando Carlo Lombardo si recò alla stazione per attendere l’arrivo di Mario Costa, non sapeva neppure lui con precisione il vero motivo del loro incontro. Era noto che a Costa occorrevano molti soldi, visti i debiti accumulati al gioco d’azzardo al Casinò di Montecarlo, quindi era ideale per lui lavorare per Lombardo, ricco impresario di Milano. Appena sceso dal treno, Costa venne portato nella prestigiosa casa musicale Lombardo e gli fu imposto di scrivere un’operetta di getto. Dopo due settimane Scugnizza era bell’e pronta con un libretto efficace ed una serie di brani indovinati e spesso anche ispirati, primi fra tutti “Napoletana” e “Salomè, “Una rondine non fa primavera”», racconta Elena D’Angelo, «Scugnizza debuttò in prima assoluta al Teatro Alfieri di Torino la sera del 16 dicembre 1922 con la protagonista Salomè interpretata da Nella Regini che, da vera ed anche un po’ capricciosa diva, pose come condizione alla sua partecipazione all’evento di poter indossare anche in questa nuova operetta toilettes sfarzose. Grande successo di pubblico e critica, a parte i vestiti inappropriati della Regini. Scugnizza è sicuramente l’operetta italiana per eccellenza, piena di lirismo tipicamente napoletano. La storia, a tratti commovente e a tratti comica, è assolutamente verosimile e rispecchia i canoni dell’operetta “all’italiana”, con quei tratti di regionalità che contraddistinguono la nostra produzione operettistica. La regia è assolutamente filologica, come è negli intenti della compagnia d’operette Elena D’Angelo, con l’aggiunta di una particolarità che impreziosisce la storia: La canzone “Era de Maggio”, sempre di Costa, che non è presente nello spartito del 1922, viene affidata al personaggio di Totò, ma con il testo modificato. Questa novità fu voluta dall’autore e aggiunta nelle edizioni successive».

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La Stagione di Altri Percorsi prosegue con “Anfitrione”: giovedì 27 e venerdì 28 marzo al Teatro Sociale

Dopo il toccante Amore di Pippo Delbono ospitato al Donizetti, la rassegna Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti torna nella sua sede abituale, il Teatro Sociale di Città Alta, dove giovedì 27 (ore 20.30) e venerdì 28 marzo (ore 10.30) è in programma Anfitrione, rivisitazione del testo di Plauto ad opera del Teatro Kismet di Bari con la drammaturgia e la regia di Teresa Ludovico. Già in programmazione nel 2020 e poi annullato a causa della pandemia, Anfitrione ruota attorno al tema del doppio, fondamentale nel testo di Plauto e collocato dalla regista Teresa Ludovico in un ambiente malavitoso in cui sei attori e un musicista, in un movimento continuo, disegnano doppi mondi: divino e umano, sopra e sotto, luci e ombre. Nello spettacolo, quindi, verità e finzione si alternano e si confondono in un gioco di specchi attraverso il corpo e la voce degli attori. «Chi sono io se non sono io? Quando guardo il mio uguale a me, vedo il mio aspetto, tale e quale, non c’è nulla di più simile a me! Io sono quello che sono sempre stato? Dov’è che sono morto? Dove l’ho perduta la mia persona? Il mio me può essere che io l’abbia lasciato? Che io mi sia dimenticato? Chi è più disgraziato di me? Nessuno mi riconosce più e tutti mi sbeffeggiano a piacere. Non so più chi sono! Queste sono alcune delle domande che tormentano sia i protagonisti dell’Anfitrione, scritto da Plauto più di 2000 anni fa, che molti di noi oggi», racconta la regista Teresa Ludovico, «Il doppio, la costruzione di un’identità fittizia, il furto dell’io, la perdita dell’essere garantita da un ruolo sociale, sono i temi che Plauto ci consegna in una forma nuova, da lui definita tragicommedia, perché gli accadimenti riguardano dei, padroni e schiavi. In essa il sommo Giove, dopo essersi trasformato nelle più svariate forme animali, vegetali, naturali, decide, per la prima volta, di camuffarsi da uomo. Assume le sembianze di Anfitrione, lontano da casa, per potersi accoppiare con sua moglie, la bella Alcmena, e generare con lei il semidio Ercole. Giove-Anfitrione durante la notte d’amore, lunga come tre notti, racconta ad Alcmena, come se li avesse vissuti personalmente, episodi del viaggio di Anfitrione. Durante il racconto il dio provò, per la prima volta, un’ilarità che poi si premurò di lasciare in dono agli uomini. Dopo Plauto in tanti hanno riscritto l’Anfitrione e ciascuno l’ha fatto cercando di ascoltare gli stimoli e le inquietudini del proprio tempo. Ho provato a farlo anch’io».  Teresa Ludovico è regista, autrice e attrice. Dopo la laurea, ha compiuto un lungo percorso artistico sotto la guida di diversi maestri, in Italia e all’estero. Dal 1993 fa parte del Teatro Kismet OperA di Bari e dal 1998 è regista stabile. Fra gli altri, scrive e dirige gli spettacoli Ecuba e i suoi figli, Bella e Bestia (premio Eti Stregagatto 2002), La regina delle nevi, Il malato immaginario presentati in festival e teatri in Europa, Asia e Australia. Si è avvicinata al teatro

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Bergamo Jazz 2025 giorno per giorno: dal 20 al 23 marzo

Quattro intense giornate nel segno dei mille suoni del jazz diffusi in tutta la città: da giovedì 20 a domenica 23 marzo si svolge la 46esima edizione di Bergamo Jazz, Festival organizzato da Fondazione Teatro Donizetti con il sostegno di Comune di Bergamo, di MIC-Ministero della Cultura e di sponsor privati. Sounds of Joy è il titolo scelto da Joe Lovano, dallo scorso anno Direttore Artistico di Bergamo Jazz, per testimoniare la grande varietà e vitalità di suoni, ritmi e colori che contrassegna una musica che rappresenta uno dei cardini dell’espressività artistica contemporanea. Tenendo fede alla propria natura, anche Bergamo Jazz 2025 sarà un Festival di respiro internazionale, un Festival diffuso: oltre ai concerti al Donizetti e al Sociale di Città Alta, sono infatti previsti significativi appuntamenti ospitati in piccoli teatri, in musei, in locali trasformati per l’occasione in accoglienti jazz club. Nutrita sarà la rappresentanza di musicisti italiani, inclusi numerosi nuovi talenti riuniti nella sezione “Scintille di Jazz”, e considerevole sarà lo spazio per il jazz coniugato al femminile, con la presenza di affermate cantanti e strumentiste. Questo il programma giorno per giorno.   Giovedì 20 marzo La prima giornata di Bergamo Jazz 2025 si svolgerà tutta in Città Alta, iniziando dal piano solo al Teatro Sant’Andrea di Via Porta Dipinta (ore 17.00) del cubano Aruán Ortiz, dalle cui dita sgorga una musicalità in cui la tradizione afrocaraibica si incontra con il jazz più avanzato. A seguire, doppio appuntamento per “Scintille di Jazz” al Circolino (ore 18.00 e ore 19.15) con il cameristico Kairos Trio del sassofonista Gianluca Zanello. Alle 20.30 ci si trasferirà al Teatro Sociale per una serata aperta dal trio del pianista Antonio Faraò, musicista di grande esperienza che per questa sua prima partecipazione a Bergamo Jazz sarà coadiuvato dal contrabbassista Ameen Saleem e dal batterista Jeff Ballard, già partner di Chick Corea e Brad Mehldau. Il secondo set al Sociale avrà come protagonista, in esclusiva italiana, Lizz Wright, tra le più intense voci nere di oggi che, grazie a una spiccata forza interpretativa, meglio riflettono l’humus culturale afroamericano muovendosi con naturalezza tra jazz, blues, gospel, songwriting.   Venerdì 21 marzo La seconda giornata di Bergamo Jazz 2025 avrà inizio alle ore 17.00 all’Auditorium di Piazza della Libertà con La Via del Ferro, quartetto apprezzatissimo dal famoso deejay e produttore Gilles Peterson, che include il sassofonista londinese Alex Htchcock, il batterista di origine neozelandese Myele Manzanza e due musicisti italiani di stanza nella capitale britannica, la tastierista romana Maria Chiara Argirò e il bassista toscano Michelangelo Scandroglio. Un gruppo dal piglio vivace candidato a essere una delle rivelazioni del Festival. Alle 18.30, per “Scintille di Jazz” è in programma al ristorante Legami Sushi&More, locale situato nel cuore del Sentierone, il concerto del duo del sassofonista Lorenzo Simoni e del trombettista Iacopo Teolis, uno dei gruppi selezionati per il progetto Nuova Generazione Jazz 2025 dell’Associazione I-Jazz, alla quale Bergamo Jazz aderisce. L’evento principale della giornata è sicuramente rappresentato dalla prima delle tre serate al Teatro Donizetti, con

Bergamo Jazz 2025 giorno per giorno: dal 20 al 23 marzo2025-03-13T13:03:19+01:00

BERGAMO JAZZ 2025 entra nel vivo: domenica 16 marzo Bergamo Film Meeting inaugura Bergamo Jazz e mercoledì 19 si inaugura la mostra su Filippo Siebaneck

BERGAMO FILM MEETING inaugura BERGAMO JAZZ Bergamo Jazz, tanti concerti ma non solo. La marcia di avvicinamento al Festival, in programma dal 20 al 23 marzo, viene scandita da alcuni eventi di particolare significato che mettono a contatto la musica con altre arti, ad iniziare dal cinema. È infatti previsto anche quest’anno il tradizionale passaggio di testimone da Bergamo Film Meeting, che nella sua giornata conclusiva propone all’Auditorium di Piazza della Libertà due appuntamenti: la proiezione del film Il coltello nell’acqua di Roman Polanski (ore 14.15) e la sonorizzazione di Töchter (Due sorelle) di Ernst Lubitsch da parte del polistrumentista Danilo Gallo (ore 17.30). Il coltello nell’acqua è il primo lungometraggio firmato da Roman Polanski, all’epoca non ancora trentenne, e uno dei più fortunati debutti registici della storia della cinematografia: venne presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove vinse il Premio Fipresci, e fu il primo film polacco a ricevere una candidatura agli Oscar come miglior film straniero (fu battuto da 8½ di Fellini). La colonna sonora reca la firma di Krzysztof Komeda, pianista e compositore polacco considerato uno dei più originali esponenti del jazz europeo degli anni Sessanta. Il suo sestetto, di cui faceva parte tra gli altri il trombettista Tomasz Stanko, rimane una delle più pregevoli e innovative formazioni di quel periodo. Komeda, scomparso nel 1969, scrisse anche le musiche di Ingenui perversi di Andrzej Wajda e di Good Bye, Till Tomorrow di Janusz Morgenstern, oltre che di Cul-de-sac, di Per favore, non mordermi sul collo! e di Rosemary’s Baby dello stesso Polanski. Vagamente ispirato a La bisbetica domata di Shakespeare, Due sorelle è un film del 1920 riconducibile al filone commedia sentimentale ma con tratti surreali: Ernst Lubitsch, uno dei maestri del cinema tedesco, lo ambientò in un paesino imprecisato del Sud della Bavaria, raccontando la vicenda amorosa, contrassegnata da un turbine di equivoci, di un giovane e di due sorelle, l’una bellissima, l’altra inavvicinabile per la sua bruttezza. Danilo Gallo è uno dei più versatili e quotati bassisti italiani, a suo agio in diversi contesti stilistici. Spazia infatti con naturalezza dal jazz al rock, dalla musica improvvisata a collaborazioni che vedono la musica interagire con altre discipline quali teatro, danza, poesia, cinema. È leader o co-leader di gruppi di portata internazionale come Dark Dry Tears, Gallo & The Roosters, Guano Padano, The Last Coat of Pink e del progetto Lacy In The Sky with Diamonds (con Roberto Ottaviano e Ferdinando Faraò). Mostra FILIPPO SIEBANECK: UN UOMO DI CULTURA PER BERGAMO Mercoledì 19 marzo (ore 18; apertura al pubblico dalle 18.30) si inaugura poi al Donizetti Studio, di fronte alla biglietteria del teatro, la mostra Filippo Siebaneck: un uomo di cultura per Bergamo: attraverso l’esposizione di fotografie che lo ritraggono assieme a grandi artisti, di manifesti e documenti, la Fondazione Teatro Donizetti e Bergamo Jazz, insieme al Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo e all’Associazione Amici dell’Accademia Carrara, intendono ricordare, a 25 anni dalla scomparsa, Filippo Siebaneck, che per molti decenni è stato

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BERGAMO JAZZ 2025: Incontriamo il Jazz dal 18 al 24 marzo all’Auditorium di Piazza della Libertà in collaborazione con CDpM Europe

Anche quest’anno, grazie alla collaborazione con Centro Didattico Produzione Musica Europe, Bergamo Jazz propone il ciclo di appuntamenti didattici “Incontriamo il Jazz”: un’occasione importante per far conoscere ai più giovani un linguaggio musicale ricco di contenuti artistici e portatore di messaggi universali di dialogo fra culture diverse, oggi più che mai necessari. 24 sono gli istituti scolastici di città e provincia che hanno aderito all’iniziativa che si svolgerà all’Auditorium di Piazza della Libertà nelle mattinate da martedì 18 a giovedì 20 e poi di lunedì 24 marzo. 84 le classi coinvolte per circa 1.900 alunni complessivi. Specifica in proposito Claudio Angeleri, Presidente del CDpM: «La sezione educational di Bergamo Jazz realizzata dal CDpM è uno tra progetti più importanti nel panorama nazionale dei festival jazz. È innanzitutto il primo in Italia. La prima edizione risale infatti al 1990 e in questi anni più di 30.000 studenti delle scuole primarie e secondarie del territorio hanno scoperto così il jazz e l’improvvisazione. Non si tratta solo di lezioni-concerto, ma di laboratori corali e di body percussion che realizziamo nelle scuole tutto l’anno insieme al Comune di Bergamo. Il festival Bergamo Jazz è il palcoscenico conclusivo in cui gli stessi ragazzi e ragazze affiancano dei musicisti professionisti suonando e spiegando ai compagni le caratteristiche e i valori di questa musica». I primi a essere coinvolti saranno gli allievi delle scuole secondarie, che nelle prime tre mattinate potranno scoprire i segreti dell’arte dell’improvvisazione attraverso l’esecuzione di brani proposti da Giulio Visibelli (flauto e sax soprano), Gabriele Comeglio (sax alto e clarinetto), Claudio Angeleri (pianoforte), Paola Milzani (voce), Marco Esposito (basso) e da Matteo Milesi (batteria), con interventi del musicologo Maurizio Franco. Questi incontri intendono avvicinare gli studenti all’improvvisazione attraverso diversi esempi interattivi nei quali si ripercorre l’evoluzione del jazz dalle origini afroamericane ad oggi. Un viaggio in continuo cambiamento capace di cogliere e sviluppare in tempo reale le qualità creative dei suoi protagonisti (da Louis Armstrong a John Coltrane e oltre), sulla base delle diverse culture con cui il jazz è venuto a contatto. L’improvvisazione, cioè la capacità di autografare in tempo reale ogni materiale musicale secondo la personalità di ogni musicista, è sicuramente uno degli elementi tipici del jazz. È ciò che più di altri lo differenzia dalla musica di tradizione europea, nella quale si sono cristallizzate due distinte figure: quella del compositore e quella dell’esecutore. Nel jazz, al contrario, convivono entrambe nello stesso individuo che inventa, interpreta, dialoga con gli altri musicisti in tempo reale, rendendo la musica unica e irripetibile. Tuttavia, l’improvvisazione non si improvvisa, ma è una disciplina rigorosa fondata su regole ben precise a cui attenersi, che al tempo stesso vengono reinventate. Gli incontri progettati dal CDpM per Bergamo Jazz intendono evidenziarle attraverso l’esperienza diretta dei ragazzi. Lunedì 24 marzo toccherà quindi agli studenti delle scuole primarie con “Tutti quanti voglion fare jazz”, titolo dietro il quale si celano alcuni classici del jazz e del gospel come “Amazing Grace”, “When the saints go marching in”, brani tratti dalle colonne

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Per la Stagione di Prosa arriva “L’Arte della Commedia” di Eduardo De Filippo. In scena Fausto Russo Alesi

La Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti prosegue nel segno di una delle grandi firme del teatro italiano, Eduardo De Filippo: da sabato 8 a domenica 16 marzo va infatti in scena sul principale palcoscenico cittadino L’Arte della Commedia, con adattamento e regia di Fausto Russo Alesi. Lo stesso attore e regista palermitano, che a Bergamo è stato già apprezzato più volte, vestirà i panni del capocomico Oreste Campese, protagonista principale del testo. Altri interpreti e personaggi: David Meden (Veronesi, piantone), Sem Bonventre (Palmira, padrona d’osteria), Alex Cendron (Sua Eccellenza De Caro, prefetto), Paolo Zuccari (Giacomo Franci, suo segretario), Filippo Luna (Quinto Bassetti), Gennaro De Sia (Padre Salvati), Imma Villa (Lucia Petrella), Demian Troiano Hackman (Gerolamo Pica), Davide Falbo (Un uomo). L’arte della commedia, straordinaria e geniale opera di Eduardo De Filippo, fa parte dei “Giorni Dispari”, la raccolta che – da diverse angolazioni – affronta le difficili questioni del vivere quotidiano. Incredibile è la forza e l’attualità del testo che ci porta in maniera diretta a confrontarci con la mortificazione e la censura della cultura. Scritta nel 1964 – ambigua e allo stesso tempo farsesca – è un’opera poco frequentata, apparentemente meno esplosiva rispetto ai più famosi capolavori; si tratta invece di un testo magistrale, di ampio respiro e straordinariamente imperfetto, come imperfetto è l’essere umano alla ricerca della sua identità, del suo diritto di esistere, alla ricerca insomma di risposte a quelle domande impellenti e necessarie che non possono attendere più. Le domande, i dubbi, le responsabilità, i vincoli e le debolezze che Eduardo mette in campo ci riguardano tutti e quel “Teatro”, sia esso una compagnia teatrale, una comunità o un piccolo mondo, si fa risuonatore del nostro rapporto con il potere e con il bisogno di essere ascoltati e soprattutto riconosciuti. «Venga a teatro Sig. Prefetto! – dice il capocomico Oreste Campese – A Teatro la suprema verità è stata e sarà sempre la suprema finzione…»: tutto parte da qui. Quanto possono aiutarci la distanza e il filtro del teatro, attraverso la finzione, ad affrontare la realtà? Vincitore di tre Premi Ubu come miglior attore protagonista e non protagonista, candidato al David di Donatello come miglior attore non protagonista di Esterno Notte di Marco Bellocchio, Fausto Russo Alesi è sin dai primi anni 2000 uno degli attori di cinema e teatro più apprezzati. Nel cinema, oltre che con Bellocchio, ha lavorato con Silvio Soldini, Florestano Vancini, Mario Monicelli, Carlo Mazzacurati, Sergio Castellitto, Marco Tullio Giordana, Roberto Andò. In teatro ha collaborato con Luca Ronconi, Serena Sinigaglia, Peter Stein, Damiano Michieletto, Gabriele Vacis e altri. Fausto Russo Alesi è stato protagonista nel 2017 al Teatro Sociale di Ivan, spettacolo liberamente tratto dai Fratelli Karamazov di Dostoevskij, co-produzione della Fondazione Teatro Donizetti per la regia di Serena Sinigaglia.

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Altri Percorsi prosegue con “Amore” di Pippo Delbono, in scena giovedì 6 marzo al Teatro Donizetti

A distanza di tre anni dalla rappresentazione de La Gioia, torna al Teatro Donizetti Pippo Delbono, autore, attore e regista di fama internazionale, poeta del teatro di ricerca, per proporre Amore, in programma giovedì 6 marzo (ore 20.30) nell’ambito della Stagione di Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti. Lo spettacolo vedrà sul palcoscenico del principale teatro cittadino un nutrito gruppo di attori: Dolly Albertin, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Pedro Jóia, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Miguel Ramos, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Selma Uamusse. Musiche originali di Pedro Jóia e altri autori. Amore nasce dall’incontro e dall’amicizia di Pippo Delbono con il produttore teatrale italiano, da anni attivo in Portogallo, Renzo Barsotti e dal loro desiderio di realizzare insieme uno spettacolo sul Portogallo. Da qui inizia la ricerca sull’“amore” come sentimento, stato dell’anima. Un vero e proprio ingranaggio nell’organismo umano, che seleziona, sposta, frantuma e ricompone tutto ciò che vediamo, che sentiamo, tutto ciò che desideriamo. Amore è un viaggio musicale e lirico attraverso una geografia esterna – oltre al Portogallo, l’Angola, Capo Verde – e una interna, quella delle corde dell’anima che vibrano al minimo colpo della vita. Le note sono quelle malinconiche del fado, che esplodono in slanci energici attraverso la voce dei suoi cantanti, spalancata a raggiungere ogni angolo della sala; il ritmo quello ora di una parata, ora di un tableau vivant, ora di una lenta processione; l’immagine è un quadro che muta nei colori, si scalda e si raffredda. E c’è, poi, la parola poetica, restituita dal registro caldo dell’artista ligure attraverso il suo consueto, ipnotico, salmodiare al microfono. Le parole sono quelle di Carlos Drummond de Andrade, Eugénio De Andrade, Daniel Damásio Ascensão Filipe, Sophia de Mello Breyner Andresen, Jacques Prévert, Rainer Maria Rilke e Florbela Espanca. «Questo spettacolo – racconta lo stesso Pippo Delbono – presenta una duplice visione dell’amore. Da una parte – e sono i testi a prendere voce – ci mettiamo, tutti, alla ricerca di quell’amore, cercando di sfuggire alla paura che ci assale. In questo viaggio si cerca di evitarlo, questo amore, anche se ne riconosciamo costantemente l’urgenza; io lo ricerco, ma anche lo voglio, ed è proprio questo che fa paura. Ma il cammino – fatto di musiche, voci, immagini – riesce poi, forse, a portarci verso una riconciliazione, un momento di pace in cui quell’amore possa manifestarsi al di là di ogni singola paura». A tenere insieme un montaggio emotivo mai del tutto pacificato è una grammatica scenica che alterna il pieno al vuoto, il canto alla musica, la voce viva al silenzio, alla ricerca di una rappresentazione onirica ed elegiaca della crudele risacca di distacco e ricongiungimento. Protagonista è l’assenza, è la distanza, è la nostalgia, una mappatura di emozioni che scava nell’animo dell’autore, dei suoi interpreti e dello stesso spettatore, chiamato a cercare sempre con gli occhi ciò che manca e che, inesorabilmente, tarda a manifestarsi. Amore è ancora una volta il tentativo di portare dentro al teatro la vita. Nominando questa parola, invocandola in

Altri Percorsi prosegue con “Amore” di Pippo Delbono, in scena giovedì 6 marzo al Teatro Donizetti2025-02-24T14:21:56+01:00

Loris Zanatta con il suo “Fidel Castro: l’ultimo re cattolico” chiude l’edizione 2025 di Lezioni di Storia

Gesù, Cleopatra, Giovanna D’Arco, Robespierre e ora Fidel Castro: sabato 1° marzo al Teatro Donizetti (ore 11.00), l’ultimo de I Ribelli al centro della seconda edizione di “Lezioni di Storia”, iniziativa ideata da Editori Laterza e realizzata in coproduzione con la Fondazione Teatro Donizetti e con il sostegno di Cassa Lombarda, sarà infatti proprio il líder máximo di Cuba. Il compito di tracciarne un ritratto da una prospettiva inusuale spetterà a Loris Zanatta: Fidel Castro, agli occhi del docente dell’Università di Bologna, appare come “l’ultimo re cattolico”, che appunto come i re cattolici fu artefice di una fusione tra politica e religione, arrivando a concepire una religione ‘politica’. Secondo Loris Zanatta, Fidel Castro non creò una comunità politica ma una comunità di fede, inclusiva verso i fedeli, spietata con gli eretici. E i suoi nemici sono stati gli stessi della Spagna cattolica: la civiltà protestante e l’Illuminismo, ribattezzati ‘capitalismo’ e ‘liberalismo’. Anche l’ultimo appuntamento di “Lezioni di Storia”, che sta ottenendo un notevole successo con una media di oltre 900 presenze nelle prime quattro “lezioni”, sarà introdotto dal giornalista Max Pavan, responsabile dell’informazione di Bergamo TV. Al termine dell’incontro, l’autore si fermerà con il pubblico per il firmacopie presso il Ridotto Gavazzeni del Donizetti. Loris Zanatta insegna Storia e Istituzioni dell’America Latina all’Università di Bologna. È editorialista dei quotidiani di Buenos Aires «La Nación» e «Clarín» e membro della Accademia della Storia della Repubblica Argentina. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni di carattere storico, tra cui: Eva Perón. Una biografia politica (Rubbettino, 2009); Storia dell’America Latina contemporanea (Laterza, 2010); Il populismo (Carocci, 2013); La Nazione cattolica. Chiesa e dittatura nell’Argentina di Bergoglio (Laterza, 2014, edito anche in Argentina), Fidel Castro. L’ultimo «re cattolico» (Salerno, 2019) e Il populismo gesuita. Perón, Fidel, Bergoglio (Laterza, 2020).

Loris Zanatta con il suo “Fidel Castro: l’ultimo re cattolico” chiude l’edizione 2025 di Lezioni di Storia2025-02-24T14:13:01+01:00

La Stagione di Prosa prosegue con “Ciarlatani” di Pablo Remón: in scena Silvio Orlando

Silvio Orlando torna al Teatro Donizetti, dopo il grande successo del 2022 con La vita davanti a sé: il popolare attore napoletano, tra i più rappresentativi del cinema e del teatro italiano di oggi, porterà a Bergamo l’ultimo spettacolo prodotto dalla sua compagnia, Ciarlatani, scritto e diretto dallo spagnolo Pablo Remón, in cartellone da sabato 22 febbraio a domenica 2 marzo nell’ambito della Stagione di Prosa e Altri Percorsi della Fondazione Teatro Donizetti. Sul palcoscenico del principale teatro cittadino Silvio Orlando sarà affiancato da Francesca Botti, Francesco Brandi e da Blu Yoshimi. Giovedì 27 febbraio presso la Sala della Musica “M. Tremaglia” del Teatro Donizetti (ore 18) è previsto un incontro sullo spettacolo con Silvio Orlando e la compagnia. Coordina Maria Grazia Panigada, Direttrice Artistica della Stagione di Prosa e Altri Percorsi. Ingresso libero su prenotazione registrandosi al link Eventbrite pubblicato sul sito del Teatro Donizetti. «Ciarlatani racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. Anna Velasco è un’attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini. Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare. Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni ’80, scomparso e isolato dal mondo», scrive Pablo Remón nelle note di regia. «Ciarlatani sono anche diverse opere in una: ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un’opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici. E infine c’è, a mo’ di pausa o parentesi, un autofiction in cui l’autore dell’opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi. L’insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L’intenzione è che Ciarlatani sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un’aspirazione romanzesca e cinematografica». «Infine, Ciarlatani è una commedia in cui solo quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione», conclude il regista madrileno.

La Stagione di Prosa prosegue con “Ciarlatani” di Pablo Remón: in scena Silvio Orlando2025-02-17T14:56:26+01:00
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