A volte il tempo regala coincidenze tanto impreviste, quanto piacevoli. È il caso del pianoforte ottocentesco Carol Otto Berlin verticale, nero, con i candelabri recentemente donato, secondo le sue volontà, dalla nipote Francesca Lorandi alla Fondazione Teatro Donizetti.
Lo strumento racconta del maestro Giulio Lorandi (1914 -1974) compositore bergamasco, pianista e maestro di palcoscenico in Italia e all’estero.
Curioso, e bello, che il pianoforte sia collocato nella sala dedicata a Bindo Missiroli storico direttore artistico del Teatro, amico di Lorandi a cui era legato da profonda stima.
Proprio Missiroli nel 1936 vuole sulle scene del Donizetti Egle composta da Lorandi. Per lui, all’epoca ventiduenne, è un inizio con il botto vista la direzione della sua opera da parte di Adolfo Camozzo e gli apprezzamenti del critico Franco Abbiati.
Egle però è invisa alla censura fascista e con tutta probabilità quella è la causa della sua cattura –  soli 23 anni – e del suo internamento in Germania. Lorandi si salva perché come musicista è utile ad allietare le serate degli ufficiali nazisti.
Pianista straordinario, capace di leggere qualsiasi spartito a prima vista, abile nel jazz quanto nella musica classica, Lorandi dopo la guerra riprende il cammino interrotto.
Alla carriera all’estero (Lorandi è stato direttore d’orchestra ad Ankara) e in Italia da Bologna, all’Arena di Verona, alla Fenice di Venezia, alla Scala affianca sempre la presenza al Donizetti: «Insostituibile direttore di palcoscenico – diceva di lui Adolfo Camozzo – quando c’è Lorandi io sono perfettamente tranquillo sia per il repertorio che per le prime assolute, persino Il vascello fantasma di Wagner fu un’esperienza esaltante».