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Opα

Opα, la prima produzione della società Room to Rent, pone le basi per un approccio artistico che si nutre inizialmente di un'esplorazione dell'identità che attinge alle origini - geografiche, identitarie, di genere - ma che è anche attratto da un rapporto diretto con il pubblico durante la performance, permettendo all’interazione con il pubblico di essere immediata e integrando l''inatteso' nel discorso, sfumando così i confini tra realtà e finzione. Il piacere che guida la performance, l'intuizione e la necessità come base creativa hanno tutti guidato l'autorialità scenica da cui Mélina Martin ha gradualmente creato la propria produzione. La figura di Elena mette in gioco la questione della bellezza. I vari testi, scritti nel corso dei millenni, le  conferiscono un carattere ambiguo, la sua storia è a volte oscura, a volte contraddittoria. È stata presa con la forza da Paride? O ha ceduto all'amore a prima vista? È manipolata o manipolatrice? Attiva o passiva? Pura o puttana? Felice o infelice? Solo una cosa è certa: Hélène è bellissima. Attraverso lei voglio mettere in discussione, sul palcoscenico, il potere dell'aspetto fisico. Uno dei punti di forza di Hélène sul palco è quello di giocare con i pensieri dello spettatore. Dicendo "Sono la donna più bella del mondo", la sua immaginazione è subito collegata. Fingendo di incarnare la sua fantasia, creo delle aspettative. Poi spingo il cliché un po' oltre, rivelando la sua mostruosità. Le aspettative vengono deluse, lo spettatore è fuorviato. Il mio legame più diretto con la figura di Elena deriva dalle mie origini. Anch'io sono greca. Greca per metà. Amo la Grecia e amo il mio lato greco, che mi nutre tanto sul palco quanto nella vita. È dalla "mia Grecia” che attingo la solarità e la gioia di vivere. Mi spinge sul palco. Per altri sembra che recitino con coraggio, io faccio appello alla mia Grecia. Attingo dai miei ricordi, dalla mia musica, dai miei incontri, dalla mia famiglia, dalle risorse, dalla sensibilità, dai modi di fare le cose, di comprendere e risolvere. Li uso come motori della recitazione, come materiale teatrale. La mia Grecia costituisce un materiale vivente e gioioso da cui posso attingere e che arricchisce la mia pratica attoriale. Ma è come esule dal mio paese del cuore che arrivo ad apprezzarlo nella sua interezza. Esiliata come Elena a Troia per dieci anni, prima di essere riportata a Sparta. Anche lei è stata sopraffatta dalla nostalgia? Locandina di e con Mélina Martin collaborazione artistica Jean-Daniel Piguet luci Leo Garcia produzione Compagnie Room To Rent coproduzione Arsenic – centre d’art scénique contemporain, PREMIO – prix d’encouragement pour les arts de la scène SPETTACOLO IN LINGUA ORIGINALE SOVRATITOLATO IN ITALIANO Durata 50' senza intervallo

Opα2024-04-02T17:58:18+02:00

Dei figli

Dei figli conclude la trilogia In nome del padre, della madre, dei figli, provando a ragionare su quella strana generazione allargata di “giovani” tra i 18 e i 45 anni che non ha intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti. Una casa che è limbo, che è purgatorio, per chiunque vi passi ad abitare. Vite in transito che sostano il tempo necessario - un giorno o anche una vita - pagano un affitto irrisorio e in nero e questo li lascia liberi di scegliere quanto stare, quando andare. Solo uno sosta lì da sempre: Gaetano, il titolare dell’affitto. Al  momento, le vite in casa sono quattro. Vediamo tutti gli ambienti come se i muri fossero trasparenti. La casa è fluida, come le vite che vi abitano. Le uniche certezze sono quattro monitor di design, bianchi, come enormi smartphone. Su ognuno di essi stanziano, incombenti, le famiglie di origine degli abitanti:  genitori, sorelle, cugini… Mario Perrotta Una delle grandi mutazioni antropologiche del nostro tempo riguarda la cronicizzazione dell’adolescenza. Se prima la giovinezza era legata alla pubertà e si concludeva con la fine dell’adolescenza, oggi l’adolescenza non è più il riflesso psicologico della “tempesta” psicosessuale della pubertà bensì una condizione di vita perpetua che tende a cronicizzarsi.  Quando questo accade in primo piano è la difficoltà del figlio di accettare la separazione dai genitori per riconoscersi e viversi come adulto. Il nuovo spettacolo di Mario Perrotta indaga queste e altre sfumature dell’esser figlio sine die, senza però dimenticare la forza, lo splendore e l’audacia  straordinaria della giovinezza. Massimo Recalcati Premio Ubu 2022 Miglior nuovo testo/scrittura drammaturgica Dalila Cozzolino finalista ai Premi Ubu 2022 come Miglior Attrice Under 35 Locandina uno spettacolo di Mario Perrotta consulenza drammaturgica Massimo Recalcati con Luigi Bignone, Dalila Cozzolino, Matteo Ippolito, Mario Perrotta e in video Arturo Cirillo, Alessandro Mor, Marta Pizzigallo, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano e in audio Saverio La Ruina, Marica Nicolai, Paola Roscioli, Maria Grazia Solano aiuto regia Marica Nicolai costumi Sabrina Beretta luci e scene Mario Perrotta video Diane, Ilaria Scarpa, Luca Telleschi mashup Vanni Crociani, Mario Perrotta realizzazione scene Fabrizio Magara sarta Maria Isabel Anaya foto Luigi Burroni produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana Onlus, La Piccionaia Centro di Produzione Teatrale, Permàr in collaborazione con Comune di Grosseto, Teatro Cristallo, Olinda residenza artistica, La Baracca – Medicinateatro, Duel Durata 85' senza intervallo

Dei figli2024-02-29T16:16:22+01:00
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