BERGAMO JAZZ ESTATE 2025 @LAZZARETTO si chiude venerdì 18 luglio con il concerto di Herbie Hancock
È l’ora di Herbie Hancock: per l’ultimo dei tre concerti al Lazzaretto, l’edizione estiva di Bergamo Jazz saluterà, venerdì 18 luglio (ore 21.30), l’attesissimo ritorno in città, dopo oltre 50 anni, di una delle più luminose stelle del firmamento musicale mondiale. Il celebre pianista e tastierista statunitense si esibirà alla guida di una band comprendente il trombettista Terence Blanchard, il chitarrista Lionel Loueke, il bassista James Genus e il batterista Jaylen Petinaud, tutti musicisti di comprovato valore. L’evento, organizzato da Fondazione Teatro Donizetti e dal Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo per ricordare i 25 anni dalla scomparsa di Filippo Siebaneck, si avvale del sostegno di BCC Milano ed è inserito nel ciclo di appuntamenti al Lazzaretto promossi dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bergamo. Ottantacinque anni e non sentirli, 14 Grammy Awards, una discografia di proporzioni vastissime che valica da sempre stili e generi, collaborazioni prestigiose, colonne sonore di film importanti: tutto ciò e altro ancora fa di Herbie Hancock un artista tra i più rappresentativi di oltre 60 anni di storia della musica moderna, una vera leggenda vivente, uno spirito libero che con la sua musica, o meglio con le sue tante musiche, ha segnato in modo indelebile l’immaginario sonoro dagli anni Sessanta del Novecento in avanti. Il suo concerto del 17 marzo 1972 al Teatro Donizetti è inserito di diritto negli annali del festival jazz di Bergamo: all’epoca trentaduenne, Herbie Hancock conquistò il pubblico con la travolgente miscela elettroacustica del suo sestetto Mwandishi, esibendosi nel corso della prima serata del festival insieme al trombettista Eddie Henderson, al trombonista Julian Priester, al sassofonista e clarinettista Bennie Maupin, al bassista Buster Williams e al batterista Billy Hart. Proprio lo scorso marzo, per Bergamo Jazz 2025, Eddie Henderson e Billy Hart sono tornati sul palcoscenico del Donizetti in qualità di componenti dei The Cookers. Nato a Chicago nel 1940, Herbie Hancock è stato il tipico bambino prodigio: a soli 11 anni suona un concerto di Mozart con la Chicago Symphony Orchestra. Al jazz si è avvicinato ascoltando due pianisti diversissimi fra loro come Oscar Peterson e Bill Evans. Il primo ingaggio che lo metterà in luce risale al 1960, con Donald Byrd. Nel 1963 registra per la Blue Note il suo primo album Takin’ Off, che include quella che diverrà una delle sue massime hit, “Watermelon Man”. Seguono altri album per la Bue Note (Maiden Voyage e Speak Like a Child fra gli altri), ma soprattutto avviene l’entrata nel quintetto di Miles Davis, completato da Wayne Shorter, da Ron Carter e da un giovanissimo Tony Williams alla batteria. Con Davis, Herbie Hancock condividerà anche le visioni elettriche di fine anni Sessanta, partecipando ad album epocali come In a Silent Way e Bitches Brew. Facendo tesoro della lezione davisiana, Hancock esplorerà anche in proprio i suoni elettrici e poi elettronici con il sestetto Mwandishi e quindi con gli Headhunters, abbracciando con questi ultimi la causa del funk jazz e incrementando considerevolmente la propria popolarità. Il ritorno al jazz acustico
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