

GISELLE
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Un aiuto per l’Ucraina
La serata sarà una nuova occasione per sostenere la campagna di raccolta fondi promossa dalla Fondazione della Comunità Bergamasca, insieme a Caritas Bergamasca e L’Eco di Bergamo, per l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra.
La Fondazione della Comunità Bergamasca, insieme a Caritas Bergamasca e L’Eco di Bergamo, ha avviato questa campagna di raccolta fondi per supportare l’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. La raccolta fondi è destinata a sostenere le spese legate all’accoglienza, secondo il modello dell’accoglienza diffusa, che punti cioè all’inserimento di piccoli gruppi nella vita ordinaria delle comunità accoglienti e faciliti così l’integrazione.
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Causale: EROGAZIONE LIBERALE – EMERGENZA UCRAINA
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Causale: EROGAZIONE LIBERALE – EMERGENZA UCRAINA
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Un gioiello della danza affidato al corpo di ballo dei diversi teatri dell’Opera e Balletto di Ucraina, composto da ballerini dei teatri più prestigiosi del Paese: Taras Shevchenko, Teatro del Opera e Balletto di Odessa, Teatro Accademico di Kharkiv e Opera Nazionale di Lviv.
ATTO I
Le gradevoli note dell’ouverture musicale ci introducono in una vallata della Renania. E’ mattino presto. Da un sentiero del bosco Hilarion, il guardiacaccia innamorato di Giselle, entra nel villaggio con le sue prede. Appare così la scena tradizionale del primo atto: uno spiazzo circondato da semplici abitazioni in legno. A sinistra, la casa di Giselle; a destra, il capanno dove sono riposti gli attrezzi da lavoro della comunità. Il giovane è di umore allegro: appende un fagiano alla porta dell’amata e le indirizza un bacio. Il luogo si anima per un istante al passaggio di giovani contadini festosi. Hilarion prende anche il secchio dell’acqua di Berthe, la madre di Giselle: andrà lui a riempirlo alla fonte. Posa un fiore sul davanzale della fanciulla e si inoltra nel bosco.
Ma ecco irrompere, con una corsa impetuosa, il duca di Slesia Albrecht, seguito dal suo scudiero Wilfried: vuole conquistare Giselle e, per farlo, si presenterà sotto il finto nome di Loys, un comune borghese. Per celare la sua identità nasconde spada, corno da caccia e mantello nel capanno. Quindi allontana lo scudiero e si mescola allegramente ai vignaioli.
Dopo qualche esitazione bussa alla porta di Giselle e si nasconde. La giovane esce, si guarda attorno senza vedere nessuno, danza lieve e gioiosa: è una ragazza pura e ingenua e, come apprenderemo più avanti, delicata di salute.
Quando il giovane si mostra, Giselle cerca di rientrare in casa, ma lui la trattiene e inizia il corteggiamento. Ne esce un duetto amoroso, fatto di slanci e ritrosie, con intrecciati tempi di valzer. Lei coglie allora una margherita e comincia a sfogliarla [m’ama, non m’ama…], ma si rattrista: in numero dei petali non sembra di buon auspicio. Aggiungendo inganno a inganno, Albrecht stacca di nascosto un petalo e lo getta via, rendendo favorevole l’esito del gioco. Hilarion, che ha seguito la scena, interviene cercando di mettere in guardia la ragazza. Ma è tutto inutile: Giselle infatti lo respinge. Il giovane prova anche a minacciare con un coltello Albrecht, che riesce però ad allontanarlo.
Ritornano i contadini con le ceste piene d’uva e Giselle si lancia in un valzer veloce, subito seguita da Albrecht. Ha un mancamento, ma si riprende. Di nuovo i due giovani duettano, mentre Berthe ammonisce la figlia a non affaticarsi (ha una visione di morte) e la convince a rientrare in casa.
Il suono dei corni preannuncia l’arrivo di un corteo di cacciatori al seguito del duca di Curlandia: sono nobili e scudieri con cavalli, cani e falconieri. I signori chiedono vino e cibo e Berthe provvede, mentre Giselle fa gli onori di casa versando il vino. La figlia del duca, Bathilde, appare nella sua lussuosa eleganza: sapremo in seguito che si tratta della promessa sposa di Albrecht (il quale nel frattempo si è nascosto).
Mentre Hilarion trova nel capanno la spada e il corno di Albrecht, Giselle è sedotta dalle bellissime vesti di Bathilde. La nobildonna la interroga e apprende che è innamorata di un giovane che la vuole in moglie. Le dona allora una collana e lei, volteggiando radiosa, la mostra a tutti i paesani. Per rallegrare gli ospiti, i vignaioli danno anche vita a danze popolari. Un robusto, ardito pas de deux (detto “dei contadini”) mette in evidenza la bravura della coppia di ballerini impegnata in passi di forte intensità.
Quando la corte si allontana per proseguire la caccia, Hilarion esce dal capanno con la spada e il corno di Albrecht. Vorrebbe mostrarli a Giselle, ma ecco tornare i contadini impegnati nella danza e anche Albrecht. Giselle, felice, vuole ballare mentre la madre cerca di fermarla. Dopo un tenero valzer, si sviluppa un galop d’insieme a cui alla fine si uniscono allegramente anche i due innamorati.
Giunge il momento propizio per Hilarion: il guardiacaccia separa i due giovani, mostra a Giselle la spada e il corno di Albrecht rivelandole che si tratta di un duca. Questi nega, cerca addirittura di aggredire con la spada il rivale che riesce però a suonare il corno, facendo così ritornare al villaggio il corteo dei cacciatori.
Bathilde, stupita, ritrova il fidanzato. Quando capisce di essere stata ingannata e tradita, Giselle, stravolta dal dolore, getta a terra la collana avuta in dono; perde la ragione, accenna i passi di danza del suo breve momento felice, afferra la spada, sembra voglia usarla contro se stessa. In un crescendo di dolorose emozioni lotta, si strazia e infine muore abbracciata dalla madre. Albrecht e Hilarion si disperano e l’atto si chiude nel generale compianto.
Albrecht viene condotto via dal suo scudiero.
ATTO II
Il secondo atto ci introduce in un ambiente di acque, alberi e canneti: è il bosco notturno delle Villi, gli spiriti delle fanciulle morte il giorno delle nozze o tradite da uomini codardi e uccise dal dolore.
Hilarion sta pregando sulla tomba di Giselle, mentre altri cacciatori bivaccano attorno a un falò. Si susseguono dissolvenze, apparizioni di bianche figure femminili, effetti di sogno. Gli uomini fuggono spaventati.
A piccoli passi veloci sulle punte fa il suo ingresso in scena Myrtha, la terribile regina delle Villi; esegue un gelido assolo in tondo, creando nella radura, circondata da alberi spettrali, un magico cerchio luminoso al centro del quale danza poi elegantemente.
In questo spazio entrano sedici Villi, a gruppi di quattro, e due soliste; le ballerine danzano con forza malinconica intorno alla regina. A un cenno di quest’ultima le due viceregine eseguono le loro variazioni: l’insieme risulta suggestivo e commovente.
L’arrivo di Giselle, bianco fantasma, interrompe le danze: la giovane, che indossa un vaporoso tutù, fa ora parte del gruppo. Myrtha la invita a ballare: la danza è veloce, eccitata e dolorosa, una vera “iniziazione”.
Nel bosco frattanto entra, a passi lenti e mesti, Albrecht con un grande mazzo di gigli. In preda a tremendi rimorsi si sta recando al luogo dove è sepolta la sfortunata amata. Le Villi gli vorticano per un attimo attorno. Quando il giovane ha raggiunto la tomba e vi ha deposto i fiori, appare Giselle. All’inizio mostra diffidenza e paura, ma il sentimento amoroso ha il sopravvento.
La scena si apre con un’immagine simbolo, modello di eleganza e stile che accomuna qualsiasi allestimento del balletto: la posizione della coppia, con Albrecht in ginocchio e Giselle in un arabesque perfetto. La giovane ha ormai preso la sua decisione. Difenderà il suo amore di fronte all’inflessibile Regina. Se si considera l’epoca in cui fu concepito, il balletto propone un’immagine femminile particolarmente moderna: la ballerina non è soltanto una figura irreale o irraggiungibile, ma è anche una donna che palpita, lotta e ha il coraggio di guidare l’innamorato pentito alla salvezza.
Hilarion, invece, viene punito senza pietà: raggiunto dalle Villi, è costretto a ballare fino allo sfinimento e alla morte. La scena è rapida e vibrante, con passi veloci e balzi selvaggi. La sua sorte appare crudele: l’uomo infatti non è un traditore; ha solo cercato di difendere Giselle dall’inganno, anche se si è reso inconsapevolmente responsabile della tragedia.
Ora è la volta di Albrecht. Le Villi ritornano e lo circondano: il giovane chiede inutilmente pietà a Myrtha. Giselle, sopraggiunta, lo protegge con determinazione. Prende vita un prezioso e straziante pas de deux, dove alla grazia suprema di lei si unisce la vigorosa eleganza di lui.
Questo passo a due, considerato uno dei più belli della storia del balletto, è articolato in modo originale: collegato strettamente alla scena precedente, prosegue in un intreccio di azioni combinate con la Regina delle Villi e il corpo di ballo.
Il duetto vive la drammaticità delle ripetute richieste di perdono, delle cadute di Albrecht e dell’aiuto offerto da Giselle. Nelle due variazioni possiamo apprezzare tutta la gamma di gesti tecnici del balletto romantico, con passi scelti e talvolta difficili, veloci diagonali e deliziosi arabesques di Giselle e una serie di bravure fra pirouettes, manèges e entrechats di Albrecht.
Il giovane lotta, danzando ai limiti delle possibilità umane ed eseguendo un travolgente numero di entrechats. Giselle è decisa a prolungare le danze fino alle luci del giorno. Il quadro si ripete in modo quasi ossessivo, con ritmi veloci e inaspettati. Alla fine Albrecht, stremato si inginocchia. Riesce a rialzarsi e a danzare ancora, finché esausto crolla a terra.
Quando tutto sembra perduto, il giorno che nasce interrompe l’incantesimo notturno: la Regina e le Villi devono allontanarsi.
Giselle si china su Albrecht, lo aiuta a rialzarsi e, prima di scomparire, gli dona una rosa bianca. Il balletto si chiude sull’immagine solitaria del giovane, salvato e riscattato da un amore che ha compreso soltanto troppo tardi.