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Tra i tanti musicisti che l’etichetta tedesca ECM, per la quale incide dal 2006, ha contribuito a far conoscere a livello internazionale, l’elvetico Nik Bärtsch è sicuramente da annoverare tra i più originali esponenti dell’attuale jazz di marca europea. La sua musica, che lo stesso autore definisce ‘Ritual Groove Music’, mostra una forte affinità con le architetture spaziali organizzate e con i principi di ripetizione e riduzione, oltre che con le ritmiche complesse. È un distillato del suono universale e non di una singola tradizione nazionale o stilistica, e si modifica continuamente attraverso sovrapposizioni, indirizzando l’attenzione dell’ascoltatore verso le variazioni minime e il fraseggio.

Nato a Zurigo nel 1971, Nik Bärtsch inizia da giovanissimo come batterista, per poi proseguire con lo studio del pianoforte, della filosofia e della linguistica, rivolgendosi poi verso varie discipline del corpo e filosofie orientali. Questa ricerca eclettica si esprime anche attraverso i suoi due principali progetti musicali, Ronin e Mobile. Il suo album più recente, Entendre, si muove tra le sonorità pure del pianoforte acustico facendo tesoro della lezione minimalista, alternando melodie cantabili a momenti più ipnotici. Il tutto sempre in un contesto di grande profondità e fascino.